Nuoro. ANAS a processo. La madre delle vittime: “Qui per scongiurare altri morti”

Salvatore

Nuoro. ANAS a processo. La madre delle vittime: “Qui per scongiurare altri morti”

mercoledì 12 Marzo 2025 - 09:48
Nuoro. ANAS a processo. La madre delle vittime: “Qui per scongiurare altri morti”

Nuoro, via Manzoni e Il tribunale (foto S.Novellu).

“Sono qui per rappresentare tutte le famiglie che hanno perso dei ragazzi per problematiche infrastrutturali e non solo per #Adesso Basta”: così Annarita Doneddu, la madre dei due fratelli Pintor morti nell’incidente stradale avvenuto il giorno di Natale del 2017 sulla statale 129 Nuoro-Macomer, quando l’auto su cui viaggiavano è stata trafitta dal guard-rail. La donna era in tribunale, ieri mattina a Nuoro, per il processo civile contro l’ANAS.

Al centro di tutto, la storia di due fratelli, Francesco e Matteo Pintor, strappati alla vita in un tragico incidente stradale nel giorno di Natale del 2017. La loro auto, guidata dal cugino Alessandro Satta, è stata trafitta da un guard-rail sulla statale 129, la Nuoro-Macomer. Doneddu, con gli occhi gonfi di lacrime ma la voce ferma, non è lì solo per i suoi figli, dice, ma per tutte le famiglie che hanno perso i loro cari a causa di strade pericolose.

Il processo è contro l’ANAS, l’azienda che gestisce le strade. Alessandro Satta, il cugino dei ragazzi, ha avviato la causa, ma ora anche l’ANCI Sardegna e l’associazione #AdessoBasta, fondata dal fratello delle vittime Giovanni Pintor, vogliono entrare in gioco. Vogliono che il giudice riconosca le responsabilità dell’ANAS, certo, ma soprattutto vogliono che si faccia qualcosa di concreto per migliorare la sicurezza delle strade. E qui entra in gioco un concetto importante: “neminem laedere”, non fare del male al prossimo. Gli avvocati spiegano che il giudice può obbligare l’ANAS a fare dei lavori, a mettere in sicurezza le strade. Non si tratta solo di tappare una buca, ma di rivedere intere infrastrutture, come i guard-rail, che devono rispettare le normative europee.

La madre delle vittime non si dà pace: come mai quella curva, così pericolosa, non è stata messa in sicurezza? Come mai quel guard-rail, che ha ucciso i suoi figli, è ancora lì? Lei sa che l’ANAS può fare strade sicure, lo ha visto in altri casi. Ma qui, sembra che qualcosa non abbia funzionato. E così, in quell’aula di tribunale, non si discute solo di un incidente, ma di un problema più grande, di una battaglia per la civiltà. Si chiede che le strade siano sicure, che le vite dei cittadini siano protette. Si chiede che tragedie come quella dei fratelli Pintor non si ripetano mai più.

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