Confartigianato: “estendere la protezione dell’indicazione geografica anche ai prodotti non agricoli”

Sonia

Confartigianato: “estendere la protezione dell’indicazione geografica anche ai prodotti non agricoli”

martedì 15 Novembre 2016 - 12:44
Confartigianato: “estendere la protezione dell’indicazione geografica anche ai prodotti non agricoli”

«Estendere la protezione dell’indicazione geografica anche ai prodotti non agricoli».

Lo ha chiesto Confartigianato all’UE in un workshop organizzato a Bruxelles dalla Commissione Europea. L’iniziativa era finalizzata a raccogliere le indicazioni per dare seguito a un possibile estensione della protezione dell’indicazione geografica ai prodotti non legati alla filiera agroalimentare.

«Auspichiamo che la Commissione estenda anche ai prodotti non agricoli il marchio Indicazione Geografica – commenta la presidente di Confartigianato Imprese Sardegna, Maria Carmela Folchetti – la misura colmerebbe una carenza che penalizza le produzioni locali, come quella sarda, rispetto ad altri Paesi terzi. Soprattutto consentirebbe al consumatore di conoscere la vera origine di ciò che acquista».

I vantaggi dell’estensione delle Indicazioni Geografiche ai prodotti non agricoli sono numerosi. «Alle imprese – spiega la Folchetti – offrirebbe maggiore visibilità sul mercato, un incremento delle
vendite e un rilancio dell’occupazione nei tradizionali settori di nicchia che oggi rischiano di scomparire. Ai consumatori garantirebbe la certezza di acquistare prodotti di qualità e tipicità certificate
dal marchio IG, mettendoli al riparo dai rischi della contraffazione. Dal marchio IG trarrebbero sicuri vantaggi anche i territori, con l’incremento del turismo grazie all’immediata identificazione di un
prodotto con il luogo in cui è stato realizzato. All’Unione europea, infine, l’estensione del marchio IG ai prodotti non agricoli offrirebbe maggiore capacità di negoziazione sui tavoli con altri
Paesi terzi».

«Per la tutela e valorizzazione dei manufatti sardi, i marchi sono indispensabili – afferma Stefano Mameli, Segretario Regionale di Confartigianato – quella verso l’Unione Europea è una operazione

fondamentale per promuovere lavorazioni in legno, tessuto, ferro, ceramica, filigrana, argento, corallo e tutte le altre lavorazioni della Sardegna. Tutelare e promuovere questi prodotti significherebbe tutelare e promuovere i nostri territori, la nostra cultura e identità».

«Il marchio di tutela di qualità dei prodotti dell’artigianato sardo, il famoso “Marchio Collettivo” -prosegue Mameli – con l’indicazione di qualità geografica, è stato promosso dall’Assessorato Regionale all’Artigianato, Turismo e Commercio sin dal 2008. Dopo un lungo lavoro di ricerca e classificazione dei parametri di qualità, con particolare riferimento alle tecniche di produzione, che ha portato
alla stesura dei disciplinari, realizzato in collaborazione con gli artigiani, sette anni fa si è arrivati a un sistema di certificazione condiviso per 8 lavorazioni artigianali della Sardegna (tessitura,
intaglio, filigrana, ferro battuto, ceramica, intreccio, gioielli e coltelli)».

Da quel periodo, gli artigiani che avessero seguito tali “parametri”, avrebbero dovuto ricevere il marchio di qualità (Marchio collettivo geografico) attraverso il quale gli acquirenti avrebbero potuto
riconoscere l’originale prodotto sardo. Il marchio consiste nel famosissimo cavallino stilizzato, affiancato dal nome “Sardegna”. Oggi abbiamo la diffusione del marchio “Isola” così come nella versione precedente a quella.

«Un buon passo in avanti è stato fatto con il progetto realizzato
insieme ad Amazon – continua il Segretario di Confartgianato Sardegna – che vede la possibilità per gli artigiani di poter vendere attraverso la più grande piattaforma mondiale di e-commerce”.“E’
necessario continuare su questa strada – conclude Mameli – anche in considerazione delle rassicurazioni ricevute dall’Assessorato
Regionale dell’Artigianato circa l’imminente riapertura del bando per l’inserimento nella “vetrina” www.sardegnaartigianato.com di altri artigiani che volessero sperimentare il percorso del commercio
elettronico per i prodotti artigianali di Sardegna».

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