Tornano in Sardegna oltre quattrocento reperti archeologici venduti al mercato nero in Svizzera

Sonia

Tornano in Sardegna oltre quattrocento reperti archeologici venduti al mercato nero in Svizzera

martedì 05 Luglio 2016 - 13:09
Tornano in Sardegna oltre quattrocento reperti archeologici venduti al mercato nero in Svizzera

Una parte dei reperti archeologici sequestrati dai Carabinieri (foto Cronache Nuoresi)

All’interno della collezione recuperata grazie a un lascito testamentario pezzi che vanno dal periodo neolitico al tardo medievale passando per quello nuragico

427 reperti archeologici di chiara produzione sarda sono stati recuperati e posti sotto sequestro dai Carabinieri del Nucleo tutela beni archeologici di Cagliari, coordinati dal Comandante Mauro Montorsi.

I reperti archeologici sequestrati dai Carabinieri (foto Cronache Nuoresi)

I reperti archeologici sequestrati dai Carabinieri (foto Cronache Nuoresi)

I pezzi in questione – come è stato illustrato questa mattina in occasione di una conferenza stampa tenutasi al Comando Provinciale di Nuoro – fanno parte della raccolta di un collezionista privato svizzero. In seguito a un lascito testamentario, gli  eredi diretti, di cui non sono state rese note le generalità per motivi d’indagine, hanno dato mandato a uno studio legale e notarile di Lugano affinché fosse contattata la nostra Sovrintendenza per restituire i beni archeologici trafugati clandestinamente, nuovamente in Sardegna.

I primi contatti fra la Sovrintendenza e lo studio privato sono avvenuti nel 2014, l’anno successivo sono stati informati anche i Carabinieri e dopo diverse trattative i beni sono rientrati in Italia e posti provvisoriamente sotto sequestro.

Alcuni dei reperti archeologici tornati in Sardegna dalla Svizzera

(foto Cronache Nuoresi)

I due funzionari della Sovrintendenza della Sardegna, gli archeologici Gian Franca Salis e Antonio Sancius, hanno spiegato che la collezione è varia e comprende pezzi prodotti dal periodo neolitico al tardo medievale passando per quello nuragico. La collezione comprende anche molti spilloni tipici dell’ornamento femminile nuragico, punte di lancia, scalpelli e attrezzi da lavoro in generale.

I pezzi nuragici sono databili fra il 1200 A.C. (età del bronzo) mentre quelli romani vanno dal secondo secolo dopo Cristo fino all’alto medioevo.

Molti di questi provengono sicuramente da scavi abusivi nei siti archeologici del centro Sardegna (sembrerebbe Galtellì, Orosei e Dorgali/Oliena), alcuni pezzi, ad esempio, sono affini ad altri rinvenuti nei siti archeologici di Orgosolo.

Per ora non sono stati forniti molti dettagli, come ad esempio a quale Comune della Sardegna dovrebbe essere destinata la collezione, perché i Carabinieri stanno svolgendo le indagini per capire chi ha effettuato gli scavi clandestini (molti dei quali secondo un primo parere degli archeologi sarebbero stati compiuti nel Nuorese) e chi ha venduto i beni al mercato nero.

S.Meloni © Tutti i diritti riservati

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