NUORO – Un quadro frammentario e preoccupante emerge dall’analisi dell’Associazione Luca Coscioni riguardo il rispetto del diritto alla salute nelle carceri sarde. Le risposte delle Aziende Sanitarie Locali (ASL) alle richieste di chiarimenti sono state “frammentarie”, rendendo difficile comprendere se le condizioni igienico-sanitarie all’interno degli istituti penitenziari rispettino gli standard minimi.
“La situazione della sanità penitenziaria in Sardegna continua a destare forti preoccupazioni,” si legge nel report dell’associazione. Nonostante oltre la metà delle ASL abbia risposto, la documentazione ricevuta è spesso risultata “parziale e poco dettagliata”.
LA SITUAZIONE A NUORO: DETTAGLI UTILI MA MANCANO SOPRALLUOGHI – Nel contesto specifico di Nuoro, l’ASL 3 ha fornito una relazione che descrive i servizi sanitari offerti e include alcune informazioni utili, come l’analisi delle acque e i protocolli per la prevenzione dei suicidi. Tuttavia, il report rileva una lacuna significativa: “Manca qualsiasi indicazione sui sopralluoghi eseguiti, fondamentali per una verifica puntuale delle condizioni reali“. Questo aspetto è cruciale, poiché senza un riscontro diretto e documentato tramite ispezioni sul campo, è difficile avere un quadro completo e affidabile delle condizioni effettive all’interno della casa circondariale.
La situazione nuorese si inserisce in un contesto regionale in cui le risposte delle ASL sono state insufficienti. A Sassari (ASL 1), ad esempio, è stata fornita solo una breve descrizione della struttura, senza relazioni sulle ispezioni. Similmente, a Oristano (ASL 5), la relazione annuale del medico responsabile evidenzia la carenza di personale medico, un problema affrontato con soluzioni tampone come l’assunzione di liberi professionisti. Anche nella casa di reclusione di Arbus (ASL 6 Medio Campidano), pur riscontrando il rispetto degli standard igienici, sono state segnalate “importanti carenze nell’organizzazione e nelle attrezzature mediche, che compromettono il buon funzionamento del servizio”.
Il quadro generale si fa ancora più allarmante se si considera che l’Associazione Coscioni non ha ricevuto alcuna risposta da parte dell’ASL 2 della Gallura, dell’ASL 4 dell’Ogliastra e dell’ASL 8 di Cagliari. Questa assenza di comunicazione lascia una “parte significativa del sistema penitenziario sardo completamente fuori dal monitoraggio”, sollevando seri dubbi sulla trasparenza e sull’effettiva garanzia del diritto alla salute per i detenuti.