Macomer. In un libro i tre mesi di prigionia di Luca Locci

Sonia

Macomer. In un libro i tre mesi di prigionia di Luca Locci

mercoledì 29 Dicembre 2021 - 11:42
Macomer. In un libro i tre mesi di prigionia di Luca Locci

Luca Locci (foto Pier Gavino Vacca)

Immaginate, se vi basta il cuore, di tenere un bambino di 7 anni, per tre mesi, incappucciato ed immobile, in silenzio, alimentato solo da pane e Nutella, bevendo solo acqua che, alla lunga diventava tiepida, privo di lavarsi, trasportato come un pacco in zone diverse della Sardegna, con l’unica ricreazione, si fa per dire, di qualche minuto di lettura di Topolino. E ancora, una crudele tortura psicologica con il ritornello che i genitori non lo vogliono più a casa, per spingerlo a scrivere letterine disperate. Minacciato con la canna del mitra se osa sollevare il cappuccio.

Questo è il trattamento che 4 farabutti, nel 1978, riservarono a Luca Locci, figlio di Franco, allora titolare di una filiale della FIAT, a Macomer. Lo ha raccontato lo stesso Luca, durante la presentazione di un libro, “ Il rapimento di un bambino” edito da “La zattera”, presentato a Macomer, ad un pubblico numeroso ed attento, con la partecipazione di Antonangelo Liori, coadiuvato da Paolo Angioni e Paolo Montaldo. Nel libro di Luca Locci non solo le paure e l’ansia di quel periodo, ma anche la trepidazione dei genitori, la freddezza del padre nel condurre le trattative, ora purtroppo immobilizzato da un grave incidente subito dopo la liberazione del figlio, il mutismo subito dopo il ritorno a casa: lurido e spaventato, che si nascondeva sotto il letto al suono del campanello, consolato solo dall’istinto della nonna che gli ha ispirato protezione. Luca Locci, oggi felicemente sposato e con un un bambino, continua il mestiere del padre conducendo un salone di auto, ma il grande stabilimento dei Locci, a Bonutrau è chiuso da anni.

Macomer ha pagato a caro prezzo il fenomeno dei sequestri che hanno inflitto alla città un duro colpo. A dicembre toccò a Dino Toniutti che fu liberato, anch’egli dopo tre mesi, dopo aver pagato la somma di 300 milioni, la stessa che pagò Locci. A dicembre del 94 toccò a Giuseppe Vinci che fu liberato dopo 310 giorni dopo il pagamento di 3 miliardi e 700 milioni. Ma i sequestri a Macomer non furono solo questi. Nel 66 Basilio Barria, liberato dopo un anno, dopo il pagamento di 5 milioni. Nell’aprile del 72 Giovanni Sias , che non tornò mai a casa, pur pagando 27 milioni. Neanche Pietrino Murgia tornò a casa nel 74. Poi 2 strani episodi: il bimbo di 3 anni , Giovanni Maccioni e l’operaio Giovanni Murgia, tutti e due trovati dopo poche ore. Così come, il giorno dopo, fu trovata Giuliana Fancello, macomerese rapita ad Oristano. E non consideriamo i rapimenti nei vicini paesi come Bortigali, Bonorva o Sindia, altrimenti il bilancio salirebbe. Nel periodo dal 60 al 1990 furono rapite in Sardegna circa 700 persone. Altra grave conseguenza per la città fu la fuga di imprenditori caseari come Dalmasso, Ditrani e Albano, con la perdita, per Macomer, del titolo di capitale del formaggio. La presentazione del libro di Locci conclude una fortunata serie promossa da Proloco, Comune, Esedra, Tanca tv , MAART e Libreria Ubik.

Pier Gavino Vacca

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