Covid. “Non c’è nessuna dimostrazione che la variante inglese sia più aggressiva”

Sonia

Covid. “Non c’è nessuna dimostrazione che la variante inglese sia più aggressiva”

lunedì 21 Dicembre 2020 - 18:28
Covid. “Non c’è nessuna dimostrazione che la variante inglese sia più aggressiva”

Sulla variante inglese del coronavirus SarsCov2 non è stato fatto al momento «alcun esperimento di virologia circa la forza e i danni che può produrre il virus, e nemmeno si hanno dati clinici che dimostrano che è più aggressivo o meno. Questa variante è stata riscontrata in oltre 16030 genomi sequenziati e sembra essere quella che ora circola di più in Inghilterra». A precisarlo all’ANSA è Giorgio Palù, presidente dell’Agenzia italiana del farmaco (Aifa).

I dati su questa nuova variante, non pubblicati «su una rivista scientifica, indicano che è già stata riscontrata a settembre nel Kent, per poi estendersi a Londra, Oxford, Glasgow, in Scozia, Sudafrica, Danimarca e Olanda – continua – È un ceppo molto mutato (almeno 17 mutazioni e 9 nella proteina S), che ora sembra essere prevalente nella circolazione». Non si può però assolutamente dire, sulla base dei dati attuali, che questa variante renda il virus “più letale, nè è vero e dimostrato che è cambiato l’andamento clinico dell’infezione. Anzi, i dati preliminari sembrano indicare che chi è stato vaccinato ha anticorpi in grado di neutralizzare anche questo ceppo”.

Tra le ipotesi fatte sull’origine di questa variante, c’è quella «che sia nata in soggetti immunodepressi, in cui non essendoci difese, i virus crescono più rapidamente e mutano più in fretta», prosegue Palù. Non bisogna però dimenticare, conclude l’esperto, che «già in primavera-estate, rispetto al virus di Wuhan, si era prodotta la mutazione D614, sempre sul gene S, che ha reso il virus più infettivo. Ora, anche per la variante inglese, bisognerà fare tutti gli esperimenti che ancora non sono stati fatti, usando cellule umane, organoidi, animali da esperimento e anticorpi che neutralizzano il virus».

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