Macomer. Asce Onlus: ” Niente beni di prima necessità e schede telefoniche per i migranti del CPR”

Sonia

Macomer. Asce Onlus: ” Niente beni di prima necessità e schede telefoniche per i migranti del CPR”

mercoledì 23 Settembre 2020 - 11:13
Macomer. Asce Onlus: ” Niente beni di prima necessità e schede telefoniche per i migranti del CPR”

Il CPR di Macomer (foto P. G. Vacca)

«Da qualche settimana, complice l’atmosfera sospesa della stagione estiva, il Cpr di Macomer è nuovamente scomparso dall’attenzione pubblica. In mancanza di notizie particolarmente eclatanti provenienti dall’interno, la normalità dell’abuso quotidiano costituita dall’esistenza stessa di un campo di concentramento per migranti cessa di fare notizia, senza un impegno attivo per accendere i riflettori sulla sua esistenza».

Lo denuncia Asce Nuoro che scrivono questa nota, dunque, per tentare di riallacciare i nodi della mobilitazione portata avanti, tra molte difficoltà, nei mesi scorsi, sottolineando come è impossibile «Fare entrare beni di prima necessità e schede telefoniche, per cercare di facilitare i contatti degli internati con l’esterno ed alleviare un minimo la dipendenza dalle scarse (e care) forniture di beni effettuate dall’ente gestore, a questo scopo abbiamo raccolto 400 euro con una libera sottoscrizione. Abbiamo svolto i passi necessari presso la prefettura, ma dopo una iniziale (comunque lenta) interlocuzione a luglio, e nonostante numerosi solleciti, ci siamo scontrati con un muro fatto di silenzi, risposte evasive e complicazioni burocratiche. Ad oggi questa risposta non è arrivata, e solo il 16 settembre si è riusciti ad ottenere la notizia che la pratica attende ancora l’autorizzazione del Ministero».

Dicono gli esponenti dell’associazione che rilevano tutte le indifferenze burocratiche nel quale vengono costantemente umiliati i diritti alla difesa degli internati.

«Non abbiamo cessato di ricevere notizia, infatti, di tutte le insufficienze gestionali della Ors Italia che rendono difficile il lavoro degli avvocati presso il Cpr: dalla mancata comunicazione agli uffici competenti delle nomine di avvocati di fiducia da parte degli internati, all’indisponibilità di mediatori per parlare con gli assistiti. Così come sappiamo delle modalità superficiali con cui si conducono le udienze presso il giudice di pace, non di rado svolte in modalità che non consentono agli avvocati di tutelare in maniera consona il proprio assistito, in un quadro giuridico peraltro già di per sé profondamente lesivo dei diritti della persona migrante».

0 commenti

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Commenta
Sostieni l'informazione libera e indipendente di Cronache Nuoresi