Gli effetti economici dell’emergenza Coronavirus iniziano a farsi sentire anche a Nuoro.
Se da una parte praticamente tutte le attività espongono all’ingresso materiale informativo riguardante le misure preventive da adottare all’interno dell’esercizio commerciale, iniziano a essere sempre più numerose le saracinesche abbassate. E in qualche caso si tratta di attività storiche della città.
Chiusura volontaria, come misura preventiva. I cartelli esposti recitano: “facciamo la nostra parte per ridurre il rischio contagio della propria clientela e dei propri dipendenti chiudendo temporaneamente i negozi”… “Informiamo i Signori Clienti che al fine di salvaguardare la salute degli avventori, del personale e delle proprie famiglie, abbiamo deciso di sospendere l’attività fino a data da destinarsi, ci auguriamo di poter riaprire la più presto”… “Chiudiamo da oggi con la speranza che il sacrificio di ognuno sia utile a tutti”…
In questo quadro, si inseriscono anche alcune attività gestite dalla comunità cinese che, in un italiano stentato spiegano: “Chioso per ferie… ” dichiarando i propri recapiti telefonici per il ritiro dei lavori sartoriali già eseguiti.
Accomuna tutte queste situazioni di sacrificio volontario l’hastag #iorestoacasa.
Un sacrificio che avrà una ripercussione sull’economia delle aziende e dei lavoratori (alcuni già in ferie forzate, nonostante abbiano manifestato la disponibilità a lavorare da casa, iniziando a intravvedere lo spettro della casa integrazione), ancora difficilmente inquadrabile con esattezza, ma di certo gravissima.
Una situazione già vista nel nord Italia negli ultimi giorni. E siamo solo ai primi giorni dell’emergenza, e al secondo dall’ingresso nella “zona rossa”.
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