” Maco-games”: c’è ancora un futuro per i giochi manuali e di società?

Sonia

” Maco-games”: c’è ancora un futuro per i giochi manuali e di società?

lunedì 24 Giugno 2019 - 09:38
” Maco-games”: c’è ancora un futuro per i giochi manuali e di società?

La prima edizione di Macogames (F. P.G.Vacca)

A qualche giorno dalla conclusione di “Maco-games” si tirano le somme della manifestazione in la collaborazione con l’assessorato alla Cultura di Macomer, nella persona di Tiziana Atzori, la Bilioteca Comunale, la Pro Loco, l’associazione culturale Macomente, nonché, per la parte riguardante le costruzioni Lego l’associazione cagliaritana, unica nel suo genere in Sardegna, Karalisbrick.

Il bilancio della prima edizione è risultato positivo, tanto che si pensa di replicarlo l’anno venturo. Soddisfacente anche il numero di presenze che, dai biglietti staccati, si calcola in circa duemila persone. Grande spazio hanno avuto le costruzioni Lego, particolarmente curate dalla associazioni Karalisbrick. L’assemblaggio dei famosi mattoncini ha dato luogo ad una infinita serie di costruzioni, dai classici palazzi e quartieri moderni, a suggestivi ambienti antichi, fortezze e soldati, navi. Veicoli moderni, ma anche misteriosi veicoli spaziali. Persino i percorsi ferroviari ed i trenini che sembrano non interessare più a nessuno. Non è difficile capire quanto le costruzioni in mattoncini stimolino la creatività, assieme al senso delle proporzioni, per non parlare della fantasia. La mostra ha anche riservato spazio a giochi manuali. Particolarmente attenti i bambini impegnati con giochi di intelligenza in legno. Con un po’ di meraviglia si sono visti anche antichi giochi di strada come l’universalmente noto come “Paradiso”, che a Macomer, si chiamava “furriolu”. Non sono mancati i giochi da tavolo. Un gruppo di anziani si è prestato a giocare con le carte, mentre un altro di un po’ più giovani, ha ripreso la dama e gli scacchi. Un angolo è stato riservato anche ai moderni video games. Non è possibile, a questo punto, non fare alcune considerazioni. L’esposizione di giochi che implicano manualità e fantasia, per non parlare di quelli che favoriscono la socializzazione, sembrano quasi fuori tempo rispetto a quanto va’ oggi. Proprio in questo periodo gli psicologi dell’età infantile lanciano un grido d’allarme sull’ower dose alla quale sono esposti i bambini, specialmente con gli smartphone. Esiste già una dipendenza, che gli specialisti chiamano nomofobia, ovvero una sindrome di astinenza dai social, come Facebook, WhattsApp e via dicendo. Per non parlare della socializzazione virtuale che gli adolescenti realizzano sullo smartphone, ben diversa da quella reale, con tutte le conseguenze possibili. O dei pericoli di brutti incontri. Offrire la possibilità di esercitare la manualità, ma anche la creatività unita alla fantasia, potrebbe essere un valido antidoto.

Pier Gavino Vacca

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