Lascia l’assessore in guerra con lo Stato

Salvatore

Lascia l’assessore in guerra con lo Stato

martedì 30 Maggio 2017 - 22:25
Lascia l’assessore in guerra con lo Stato

Paolo Maninchedda

Pigliaru respinge dimissioni ma si apre fase calda per la Giunta

Alla fine l’assessore che parla di “Stato italiano”, di “ministri della Repubblica italiana” e di “Nazione sarda”, ha lasciato.

Le avvisaglie c’erano tutte. L’ultima appena cinque giorni fa: “Il crollo degli appalti pubblici in Sardegna ha nello Stato italiano disordinato e conflittuale l’unico responsabile”.

E ieri Paolo Maninchedda, titolare dei Lavori pubblici, presidente del sovranista Partito dei Sardi, ha scritto una lettera al governatore Francesco Pigliaru, ribadendo grosso modo alcuni dei concetti che esprime dal marzo 2014, cioè dall’inizio della legislatura: “Mi sento particolarmente isolato, all’interno della Giunta, nel percepire come straordinariamente dannosa per la Sardegna la crisi dello Stato italiano, uno Stato violento, immobile, con strutture istituzionali anacronistiche dotate di poteri esorbitanti e interdittivi, che non riesce a produrre ricchezza, che minaccia continuamente le libertà individuali, che ha rinunciato ad investire in educazione, in conoscenza e in solidarietà”.

Già in tempi non sospetti – siamo nel giugno del 2014 e era assessore da qualche mese – Maninchedda scrive nel suo blog di “uno Stato pronto a cambiare di volta in volta le regole del gioco pur di trattenere la nostra ricchezza nelle sue tasche”. Due mesi dopo definisce “il bruco”, il Governo italiano, dopo che “ha messo su una road map per fregare le Regioni, tra cui la Sardegna”. Ancora, a settembre racconta di “210 milioni in meno sottratti ai pastori sardi dall’Agea (governo italiano) con il cosiddetto refresh, ma nonostante i numeri e i dettagli, nessun giornale si è occupato dell’ennesimo borseggio di Stato”. Passano due anni e dice che “gli imbrogli di Stato moltiplicano i loro effetti e nessuno racconta la arcinota verità del saccheggio autonomista durato fino ad avantieri”.

Oggi il presidente della Giunta, Pigliaru, ha rigettato le sue dimissioni: “Esistono le condizioni per ragionare assieme a te sui modi con cui proseguire questo importante lavoro, a partire da una serena valutazione sui dossier aperti e sul rapporto con lo Stato e con i governi nazionali”. La possibilità che vi siano ripensamenti è minima. E intanto non sono buoni gli scenari che si prospettano per una Giunta fresca di rimpasto (son cambiati quattro assessori), con anche il titolare dei Trasporti prossimo ad approdare alla presidenza dell’Autorità portuale unica per la Sardegna.

Il Partito dei Sardi, che ha espresso Maninchedda, dovrebbe restare nella coalizione di maggioranza di centrosinistra. In ogni caso, a questo punto della legislatura, Pigliaru non si può permettere di mettere la persona sbagliata nel posto sbagliato. Il rischio sarebbe quello di paralizzare un settore importante come quello dei Lavori Pubblici e, nel caso dei Trasporti, di non saper gestire al meglio il nuovo bando per la continuità territoriale su cui la Regione ha puntato per cancellare gli errori del passato nei collegamenti aerei da e per la Sardegna. Sullo sfondo la Sanità, la grande malata con un disavanzo medio annuo di 300 milioni e una Asl unica ancora in fase di collaudo.

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