Delitto Monni-Masala. Vent’anni: una condanna esemplare

Sonia

Delitto Monni-Masala. Vent’anni: una condanna esemplare

venerdì 07 Aprile 2017 - 06:00
Delitto Monni-Masala. Vent’anni: una condanna esemplare

Roberto Pinna, il padre di Paolo Enrico

Vent’anni a Paolo Enrico Pinna. Il padre: «e ora chi glielo dice?»

Il processo a carico di Paolo Enrico Pinna davanti al Tribunale dei minori di Sassari si è concluso con una condanna esemplare. Vent’anni, il massimo della pena. Come chiesto dal pm Roberta Pischedda e auspicato dagli avvocati della famiglia Monni, Antonello Cao, Rinaldo Lai e Margherita Baragliu, e da quello della famiglia Masala, Caterina Zoroddu.

Per il collegio presieduto da Antonio Minisola non c’è altra verità: gli omicidi di Gianluca Monni e Stefana Masala, avvenuti tra il 7 e l’8 maggio 2015, hanno un primo colpevole: Paolo Enrico Pinna.

Delle tesi difensive sostenute da Agostinangelo Marras e Angelo Merlini, nella sentenza non c’è traccia. In attesa delle motivazioni, che saranno depositate entro 45 giorni, il verdetto è perentorio. Pinna è responsabile dell’assassinio di Gianluca Monni, lo studente di Orune freddato la mattina dell’8 maggio con tre fucilate mentre attendeva l’autobus per andare a scuola. Aveva 19 anni.

Superando una coltre di omertà spaventosa, le attenzioni degli investigatori si erano spinte sino a Nule, il paese in provincia di Sassari di Paolo Enrico Pinna. Intercettazioni e altri riscontri hanno portato gli inquirenti a stringere il cerchio intorno a lui, che all’epoca aveva solo 17 anni. Così l’indagine da Nuoro si è estesa alla Procura dei minori di Sassari.

Cubeddu e Pinna

Con Pinna è accusato degli omicidi di Monni e Masala anche il cugino, Alberto Cubeddu, 21 anni, di Ozieri.

La Procura di Nuoro lo indica come esecutore materiale dell’uccisione dello studente. Il GIP in questi giorni deciderà la sua sorte processuale. Durante le “Cortes Apertas” di Orune, nell’autunno del 2014, Pinna e Monni entrarono in contrasto, pare per alcune parole di troppo che Pinna pronunciò nei confronti della fidanzata di Monni. Dopo una scazzottata che coinvolse gli amici di entrambi, Pinna si sarebbe ripresentato nel capannone adibito a sala da ballo con una pistola. Disarmato, sarebbe stato pestato da alcuni giovani di Orune e costretto ad andare via dal paese. Da allora il ragazzo avrebbe covato la vendetta.

Gianluca Monni e Stefano MasalaGianluca Monni e Stefano Masala

Gianluca Monni e Stefano Masala

Il 7 maggio avrebbe convinto Stefano Masala, un compaesano di 29 anni dall’animo semplice, a fargli fare un giro in auto. In cambio, è la tesi accolta dal tribunale dei minori, avrebbe messo una buona parola con la ragazza che gli piaceva. Da quella sera di Stefano Masala non si è più saputo nulla. Ma il giorno dopo la sua Opel Corsa è stata utilizzata a Orune dagli assassini di Monni. Poi la macchina è stata ritrovata distrutta dalle fiamme.

Dopo mesi e mesi di appelli, Masala è stato dato per morto e il suo assassinio è stato imputato a Paolo Enrico Pinna. Oggi il primo verdetto.

Tra lacrime, commozione, abbracci e rabbia, il giovane è stato condannato. «Ora ridatemi mio figlio», ha detto Marco Masala, il padre di Stefano.

Marco Masala, il padre di Stefano

Marco Masala, il padre di Stefano

«E adesso chi glielo dice a questo ragazzino innocente?», ha chiesto invece Roberto Pinna, padre di Paolo Enrico. La distanza tra i due è il segno di una comunità duramente provata. Come quella di Orune, che ha partecipato con trasporto al dolore dei Monni. Tra i due paesi, un tempo amici, potrebbe non essere più come prima. Anche perché la vicenda giudiziaria andrà avanti. I legali di Paolo Enrico Pinna hanno annunciato il ricorso in appello.

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