Gesuino Gregu, 40 anni da Issohadore. Un'emozione inspiegabile

Sonia

Gesuino Gregu, 40 anni da Issohadore. Un'emozione inspiegabile

venerdì 16 Gennaio 2015 - 10:45
Gesuino Gregu, 40 anni da Issohadore. Un'emozione inspiegabile

Gesuino Gregu

Gesuino Gregu

Gesuino Gregu (foto Carta)

«Ho catturato tante belle donne e anche personaggi importanti»

In occasione dei Fuochi di Sant’Antonio si prepara ancora una volta a vestire i panni de s’Issohadore.

Non ricorda più nemmeno lui quante funi e curittos ha consumato nelle sue esibizioni a fare da scorta ai mamuthones e con il laccio a catturare giovani donne, autorità e compaesani.

«Mi ricarica e mi rigenera partecipare a questo rito nella mia Mamoiada, soprattutto sfilare con gli altri miei compaesani», racconta Gesuino Gregu (meglio noto come Zizzinu) autista del CTM a Cagliari, socio della Pro Loco di Mamoiada, issohadore, da oltre 40 anni non si perde una festa sempre con indosso il costume di questa tipica maschera mamoiadina. .

Dietro ai gesti e alle movenze di questa processione danzante si ripercorrono gesta millenarie compiute dai loro avi.

Gesuino, classe 1961, indossa con orgoglio il costume cucito da sua moglie, Maddalena: maschera bianca, berritta legata al mento da un fazzoletto variopinto, corpetto rosso, calzoni e camicia bianca, ghette in orbace, scarponi in pelle, uno scialle colorato legato in vita, bottoni d’oro al collo e tra le mani una fune di giunco per catturare le donne giovani in segno di buon auspicio e fertilità, chiamata soha, da qui il nome Issohadore.

«Ho catturato tante belle donne e anche personaggi importanti – sorride – sono finite dentro la mia fune Licia Colò, Lorella Cuccarini, Ivana Spagna. Per citarne alcune. Prima incutevamo un po’ di terrore, ma ora le donne ci seguono moltissimo, quasi si mettono in mostra per essere catturate perché ormai sanno che é di buon auspicio e si sentono parte integrante del rituale». Con il gruppo storico mamuthones e issohadores Pro loco Mamoiada Gesuino ha girato mezzo mondo da Cuba a Shanghai.

«Se è vero che ci riempie di orgoglio regalare ai visitatori belle sensazioni ed emozioni, quelle che si provano da dentro la maschera sono uniche, inspiegabili, personali. La maschera per me è diventata sacra, non l’ho mai fatta indossare a nessuno».

Ogni passo con quell’incedere saltellante e virile in contrasto con quello lento e pesante del Mamuthone è legato per lui ad un ricordo. Alcuni belli, altri più bui.

«Riaffiorano nella mia mente e vanno fortunatamente a sbiadire, perché oggi Mamoiada e le sue maschere sono accerchiate dai turisti di ogni parte del mondo. È un momento magico – conclude – il pubblico forse non coglie le infinite sfumature emotive che Issohadores o Mamuthones vivono ma si pone in ascolto comunque. E attraverso quel dialogo muto passa una energia rigeneratrice».

M.G.Marilotti

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