La condizione invivibile delle carceri italiane, già denunciata dal Presidente della Repubblica Sergio Mattarella, è irrotta stamattina nell’Aula parlamentare con parole crude e dirette. Durante il dibattito sulla riforma della separazione delle carriere, il senatore del Partito Democratico Michele Fina ha letto passaggi del diario di Gianni Alemanno, l’ex sindaco di Roma attualmente detenuto a Rebibbia, dipingendo un quadro drammatico della vita penitenziaria sotto il caldo torrido.
“Qui si muore di caldo, ma la politica dorme con l’aria condizionata”, è il leitmotiv del resoconto di Alemanno, che descrive come la temperatura nelle celle di Rebibbia aumenti progressivamente con i piani, arrivando a differenze di 10 gradi rispetto al piano terra. Una miscela di sovraffollamento e calura che trasforma la detenzione in una vera e propria “tortura”.
Il senatore Fina ha spiegato di essersi sentito “convocato dalle parole di Mattarella” e ha scelto di dare voce a un “avversario politico” – da cui, ha sottolineato, si sente ideologicamente distante – proprio in nome di un principio di umanità che lo Stato non dovrebbe mai calpestare.
La denuncia di Alemanno, veicolata da Fina, amplifica il recente appello del Capo dello Stato, che aveva definito le carceri “invivibili” e urgente la necessità di “fermare i suicidi”. La questione delle condizioni detentive torna così al centro del dibattito politico, sollecitando risposte concrete di fronte a un’emergenza umanitaria sempre più pressante.
Anche il deputato democratico Gianni Cuperlo, pubblicando un estratto del diario di Alemanno sui social, ha ribadito la doverosità di questa lettura, non per la matrice politica dell’autore, ma per quel “senso di umanità che lo Stato (e la democrazia) non dovrebbero mai calpestare, per nessuno e in nessun luogo”.