“Chi prova a dividere l’Europa e gli Stati Uniti fa l’interesse di altri attori”. Con queste parole nette, la presidente del Consiglio Giorgia Meloni ha ribadito al Senato, in vista del prossimo Consiglio europeo, la centralità dell’unità transatlantica, soprattutto in un contesto internazionale complesso e in evoluzione.
Al centro del suo intervento, il tema dei dazi: Meloni ha sottolineato la necessità di “lavorare con pragmatismo per trovare un’intesa e scongiurare una guerra commerciale” che danneggerebbe entrambi i lati dell’Atlantico. Pur riconoscendo la potenziale attivazione di ulteriori tariffe da parte degli Stati Uniti, la Premier ha messo in guardia contro la “trappola delle rappresaglie”, auspicando soluzioni negoziate. Ha inoltre ricordato come la campagna elettorale americana abbia dato a Donald Trump un chiaro mandato, un elemento di cui l’Europa deve tenere conto.
Sul fronte della difesa europea, Meloni ha espresso perplessità sulla denominazione “Rearm Europe“, ritenendola “fuorviante“. Ha chiarito che il rafforzamento delle capacità difensive italiane ed europee non si traduce unicamente nell’acquisto di armamenti stranieri, bensì nella produzione interna e in un approccio a 360 gradi che includa la lotta al terrorismo, la difesa dei confini e la cybersicurezza. La proposta di ribattezzare il piano in “Defend Europe” non è dunque una questione meramente nominalistica, ma di sostanza. Meloni ha inoltre evidenziato la necessità di trovare “soluzioni alternative alla creazione di nuovo debito” per finanziare la difesa, proponendo un modello per mobilitare capitali privati e rilanciare gli investimenti in un settore in cui l’Italia vanta eccellenze tecnologiche.
Riguardo al conflitto in Ucraina, Meloni ha ribadito con fermezza “la condanna all’aggressione russa” e il “massimo sostegno a Kiev“, sottolineando come questa posizione sia condivisa da tutta la coalizione di governo fin dall’inizio del conflitto. Ha inoltre espresso vicinanza al presidente della Repubblica Sergio Mattarella per gli attacchi subiti a causa del suo costante richiamo alle responsabilità dell’aggressore. Meloni ha definito la situazione di stallo in Ucraina come un possibile spiraglio e ha sostenuto gli sforzi degli Stati Uniti, considerando la proposta concordata a Gedda un “primo passo” verso una pace “giusta e duratura”. Ha inoltre sottolineato come gli alleati americani non possano permettersi accordi di pace “violabili”, attendendo passi concreti dalla Russia.
Infine, la Premier ha escluso categoricamente l’invio di truppe italiane in Ucraina, definendo rischiosa e poco efficace anche la proposta di altri paesi europei. In alternativa, ha avanzato l’idea di attivare “garanzie di sicurezza sul modello dell’articolo 5 della Nato” senza necessariamente prevedere l’adesione immediata dell’Ucraina all’Alleanza Atlantica, un meccanismo che potrebbe offrire assistenza difensiva reciproca tra le nazioni aderenti.
Con questo intervento, Giorgia Meloni ha delineato la propria strategia per l’Italia in Europa, basata sull’unità con gli Stati Uniti, un approccio pragmatico alle questioni economiche e un sostegno convinto all’Ucraina, pur con cautela sulle modalità di intervento militare diretto.