Incendio al CPR di Macomer. I sindacati di polizia: “È una polveriera. La Questura non minimizzi”

Salvatore

Incendio al CPR di Macomer. I sindacati di polizia: “È una polveriera. La Questura non minimizzi”

lunedì 11 Settembre 2023 - 17:58
Incendio al CPR di Macomer. I sindacati di polizia: “È una polveriera. La Questura non minimizzi”

L'ingresso al CPR di Macomer

“Il Cpr di Macomer è una polveriera e dalla questura di Nuoro arrivano risposte inadeguate (APPROFONDISCI). Stiamo valutando di intereessare la magistratura del caso”. Così il segretario generale di Es Polizia, Vincenzo Chianese, all’indomani dell’incendio appicato da alcuni immigrati nel cortile del centro di permanenza per il rimpatrio, subito spento dai vigili del fuoco senza alcuna conseguenza a cose e persone. Un atto dimostrativo in risposta agli incitamenti di alcuni attivisti che ieri hanno manifestato davanti al CPR al grido in arabo: “Date fuoco ai CPR”.

L’episodio non può essere minimizzato, anche perché – spiega Chianese – arriva dopo numerose turbative che non hanno avuto risposte adeguate, tanto che nei mesi scorsi un ospite è potuto fuggire grazie a una porta la cui serratura era difettosa da tempo e di cui sarebbe stata informata la Prefettura, ma non la Questura e questo è inconcepibile”.

Quanto alla protesta degli attivisti anti CPR, il dirigente sindacale chiarisce: “Erano una quindicina di manifestanti non autorizzati appartenenti all’area antagonista provenienti da varie città d’Italia e il titolo della loro iniziativa era ‘I CPR si chiudono col fuoco‘. In seguito alle loro urla gli ospiti del centro hanno portato in cortile 25 materassi e ad alcuni di questi hanno dato fuoco. Non sarebbe accaduto – attacca Chianese – se la Questura avesse impedito a facinorosi ben noti di giungere nei pressi del CPR ed evitare un episodio che avrebbe potuto degenerare in una sommossa e causare danni ai colleghi ed altre persone”.

Il sindacato è pronto a dare battaglia: “Abbiamo assistito a fughe di ospiti del CPR anche durante l’espulsione e ne fanno le spese i giovani colleghi che lavorano con orari di servizio inammissibili, senza un regolare aggiornamento professionale e che si sono visti punire per responsabilità in realtà dirigenziali. Per tutte queste cose – annuncia Chianese – stiamo valutando di interessare la magistratura”.

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