La “Vita accidentale di un anarchico” fa tappa a Nuoro: presentato il libro su Pino Pinelli

Franceschino Nieddu

La “Vita accidentale di un anarchico” fa tappa a Nuoro: presentato il libro su Pino Pinelli

lunedì 03 Ottobre 2022 - 10:54
La “Vita accidentale di un anarchico” fa tappa a Nuoro: presentato il libro su Pino Pinelli

La presentazione del Libro di Pinelli (foto F. Nieddu )

Mentre ricorre l’anniversario delle quattro giornate di Napoli, che sono state la prima insurrezione popolare contro il fascismo, a Nuoro è stato presentato il libro Pino Pinelli. Vita accidentale di un anarchico, alla presenza di Claudia Pinelli, figlia del ferroviere anarchico, morto nella notte tra il 15 e il 16 dicembre 1969 precipitando dalla finestra della questura di Milano in circostanze evidenti ma mai chiarite, nonché autrice dell’opera.

«Questa iniziativa non vuole che la memoria venga dimenticata. Il caso Pinelli rientra in quella che è stata la strategia della tensione, è assurdo che una persona cada misteriosamente dalla finestra di una questura» – ha detto Angela Cerina, presidente dell’Associazione locale Paskedda Zau.

Nell’introduzione, l’avvocato Priamo Siotto spiegando la vicenda di Pinelli ha ricordato le parole espresse in proposito da Indro Montanelli: “Escludo che siano gli anarchici perché loro storicamente si assumono le responsabilità di ciò che fanno, Pinelli era un idealista incapace di spargere sangue”. «L’iter processuale per le stragi del 12 dicembre 1969 – ha aggiunto Siotto – ha conosciuto varie fasi, con condanne, assoluzioni per insufficienza di prove o con formula dubitativa. Prima come responsabile delle stragi era stato individuato l’esponente neofasciata Stefano Delle Chiaie, poi assolto… Tutto questo mentre il movimento della Sinistra sosteneva che Pinelli fosse vittima del commissario Calabresi, nonostante quest’ultimo non fosse presente nella stanza, al momento in cui Pinelli cadde dal 4 piano della questura di Milano in via Fatebenefratelli; abbiamo così 2 vittime, Pinelli e Calabresi».

«La mia è una storia di parte – ha esordito Claudia Pinelli – avevamo 8 anni io e 9 mia sorella; mia madre scriveva a macchina tesi di laurea dopo essere stata licenziata in quanto incinta e mio padre ha scelto l’anarchia come modo di vita. Era stato staffetta partigiana a 15 anni, il suo vissuto dopo la guerra è stato contro l’autoritarismo, partecipando ai circoli anarchici di Milano, impegnato nel sindacato di base e nei movimenti della contestazione».

«È uno scritto al quale hanno collaborato molte persone – ha detto l’autrice – ad esempio Dario Fo ha messo in luce la contraddizione, come lo stato non processa se stesso, e per questa sua opera ha subito processi e guai giudiziari; poi c’è stato il processo Calabresi – Lotta Continua ma le denunce che abbiamo fatto noi famigliari non sono mai state prese in considerazione. Solo nel 1975 il Giudice D’ambrosio prese in esame il caso, escludendo il suicidio; in ogni caso una persona che viene tenuta per 3 giorni sotto interrogatorio con maltrattamenti, privazioni subisce “un malore attivo”».

«Quel giorno il 12 dicembre 1969 era venerdì – prosegue – tra le vittime della strage alla Banca Nazionale dell’agricoltura c’erano moltissimi agricoltori perché era giorno di contrattazione. In una nota della Questura è scritto che si dovevano fermare oltre 150 persone tra gli attivisti dei movimenti della sinistra extaparlamentare e, non riuscendoli a trovare sono andati a fare retate tra i barboni della stazione; i fascicoli contengono migliaia di carte di un processo concluso nel 2005. La storia di Pinelli si ripete sempre quando sono coinvolte persone in divisa.  Dal 1969 ci sono stati 145 attentati, numerosi morti nelle piazze, sono stati i poteri forti a pianificare la strategia della tensione come risposta alle lotte sociali».

«Noi – ha concluso l’autrice – andiamo nelle scuole a raccontare questa parte di storia, purtroppo adesso non si studia l’educazione civica e la storia contemporanea, quindi molti non sono a conoscenza di questo periodo storico italiano e il libro serve per non dimenticare».

«La verità è processuale – ha concluso Gianluca Medas, moderatore del dibattito –  se non viene riconosciuta manca la fiducia e diritto e giustizia non arriveranno mai».

F.Nieddu

0 commenti

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Commenta
Sostieni l'informazione libera e indipendente di Cronache Nuoresi