“Nanneddu meu 2.0”: l’inno contro il Covid, un pugno che arriva al cuore

Sonia

“Nanneddu meu 2.0”: l’inno contro il Covid, un pugno che arriva al cuore

lunedì 10 Maggio 2021 - 11:29
“Nanneddu meu 2.0”: l’inno contro il Covid, un pugno che arriva al cuore

I ben pensanti storceranno il naso ma Sergio Canu (Kuzz) voce, John Pisu musica con gli arrangiamenti di Thomas Cadi e Dario Deledda senza dimenticare le grafiche di Nicola Batzella, con la versione di “Nanneddu meu 2.0” in chiave “reggaeton” ci hanno azzeccato.

La canzone basata su un testo del poeta Peppino Mereu,  nella versione  più conosciuta, è stata scritta nel 1974 da Nicolò Rubanu e successivamente ripresa da Tonino Puddu.

«È un testo molto forte, attuale, e tremendamente drammatico; ci dispiace che purtroppo sia ancora attuale in un tempo dove la coscienza sociale è assopita, o peggio ancora, malvista» dicono i musicisti. Effettivamente il contesto è quello dove i sardi attanagliati da una profonda crisi economica, dove la fame, la corruzione e la tirannia sotto forma di repressione, coloravano la Sardegna e l‘Italia di grigio cenere. I principali avvenimenti dell’epoca sono quelli  dell’unità d’Italia nel 1861, nel pieno della III guerra d’indipendenza, l’abolizione definitiva degli ademprivi, meglio noti come terre collettive, e delle cussorgie ultimi retaggi dell’utilizzo comunitario delle terre, di conseguenza l’introduzione della proprietà privata e la nascita delle chiudende. La rivolta de “su connottu” a Nuoro nel 1868 contro lo smembramento e la vendita di 19.000 ettari di terre comunali; i moti della fame del 1881 e la conseguente repressione; la guerra doganale con la Francia senza contare il dilagare della delinquenza e del banditismo.

Oggi, questo inno si adatta benissimo ai tempi del Covid dove rabbia e paura prendono il sopravvento ma c’è anche un margine di speranza.

La versione leggera del raggaeton associata alle immagini forti della pandemia è un pugno che arriva allo stomaco però come sottolineano Pisu e Canu è un “portare a riflettere e a movimentare le coscienze, ma allo stesso tempo che sia divertente, e che faccia venir voglia di ballare e di dimenticare per un momento ciò che l’umanità sta vivendo”.

Questo vuole essere “Nanneddu meu 2.0”, un tuffo nel passato con riferimento al presente e viceversa, e un grande augurio per una prospera rinascita, che apra le porte ad un futuro appunto 2.0. Per il resto cliccate qui è buon ascolto

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