Covid. Gli operatori della cultura uniti: “lo spettacolo riparta”

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Covid. Gli operatori della cultura uniti: “lo spettacolo riparta”

giovedì 11 Febbraio 2021 - 09:54
Covid. Gli operatori della cultura uniti: “lo spettacolo riparta”

Piero Marras in concerto

“Lo spettacolo dal vivo deve ripartire”. Lo chiede il neonato CUSS, acronimo di Coordinamento Unitario Spettacolo Sardegna, raggruppamento di novanta imprese e associazioni sarde dello spettacolo dal vivo, tra cui Piero Marras, Elena Ledda, Cada Die Teatro, Tazenda, Carovana Smi e Teatro e/o Musica, tutti insieme per “rispondere alla grave crisi economica che ha messo a dura prova il comparto”.

Oltre all’assemblea plenaria e al consiglio con 21 organismi in rappresentanza dei settori e dei territori e stato insediato un direttivo: ne fanno parte Stefano Chessa de La Botte e il Cilindro, Vincenzo Derosa del Teatro del Sottosuolo, Giulio Landis di Antas Teatro, Barbara Vargiu del Le Ragazze Terribili, Monica Pistidda di Compagnie del Cocomero, Marco Benoni di Federcultura Sardegna e Maria Virginia Siriu di Theandric.

Elena Ledda

Elena Ledda

Una novità assoluta in Sardegna, con l’obiettivo di diventare punto di rifermento del comparto, che occupa 6mila addetti tra artisti, maestranze e amministrativi. “Siamo preoccupati, il comparto pare non essere al centro delle attenzioni della Regione nonostante l’impatto della pandemia sui suoi lavoratori”, è il timore del coordinamento. “Senza considerare l’impatto sociale e culturale per i sardi, senza una programmazione culturale da oltre tre mesi”, rincarano per chiedere che “la politica sarda promuova e sostenga il riavvio delle manifestazioni di spettacolo dal vivo, nel rispetto dei protocolli di tutela della salute già messi in campo in estate, facendo investimenti e mostrando che si può fare spettacolo dal vivo in piena sicurezza”.

Per il CUSS “il fondo stanziato con la Finanziaria approvata dalla giunta regionale è inadeguato, 7 milioni a fronte di ingenti perdite di fatturato contro gli 8 milioni di euro del 2019 –  insistono per spiegare che  – la cifra è inadeguata in assoluto, ma di più alla luce del calo del 77% della spesa del pubblico in eventi dal vivo”.

Gli operatori rivendicano il ruolo di “tramite, sostegno e riferimento per i lavoratori, smarriti nella giungla burocratica degli aiuti al reddito tramite bandi a click – dicono. Ogni evento porta ricadute nei territori, sostenendo lo spettacolo li si aiuta a uscire dalla crisi – concludono – il coordinamento è pronto al dialogo per pianificare il ritorno alla normalità”.

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