Emergenza Coronavirus. Ordine Professioni Infermieristiche: “in prima linea ma esclusi e vilipesi”

Salvatore

Emergenza Coronavirus. Ordine Professioni Infermieristiche: “in prima linea ma esclusi e vilipesi”

domenica 22 Marzo 2020 - 08:52
Emergenza Coronavirus. Ordine Professioni Infermieristiche: “in prima linea ma esclusi e vilipesi”

“No così non va, non è accettabile che si pretenda dalla componente infermieristica disponibilità, abnegazione, silenzio e poi si venga attaccati e tacciati di essere preoccupati rispetto a proposte lavorative quantomeno discutibili e tra l’altro considerati irresponsabili (perché sostenere che il contagio non sia avvenuto nell’assistenza diretta è considerare, di fatto, un professionista irresponsabile nella sua condotta)”. Esordisce così una nota diffusa dall’OPI (Ordine Professioni Infermieristiche) e firmata dai suoi rappresentanti provinciali (dott. Pierpaolo Patteri – Cagliari, dott. Piero Bulla – Sassari, dott. Raffaele Secci – Oristano e dott. Roberto Sogos – Nuoro) a proposito della situazione in cui si trovano ad operare in questa situazione di emergenza Coronavirus il personale ospedaliero della Sardegna e, non certo da ultimo, quello del nosocomio nuorese.

“È di poche ore fa – prosegue la nota – la notizia di un reclutamento di figure mediche da parte della Protezione Civile, con un trattamento ben diverso da quello proposto alla parte infermieristica. Non è certamente questo il momento di innescare o alimentare battaglie di nessun tipo, ma come professionisti ci sentiamo ancora una volta vilipesi da chi ha il dovere di riconoscere il sacrificio e la professionalità messa in campo al servizio dell’intera comunità. Il merito non lo si riconosce solo conuna pacca sulla spalla e tantomeno definendoci eroi, tanto più oggi, dove si prende atto della proposta economica fatta ad un’altra categoria sanitaria e la cifra, una tantum (100 euro,) prevista per gli infermieri in servizio nel mese di marzo o le proposte per un reclutamento rapido manifestate ai giovani infermieri. Forse è aumentato il rischio o il bisogno di una sola categoria?”

“Forse è più elevato il rischio in una categoria piuttosto di un’altra, ancora oggi in questa situazione dobbiamo accettare passivamente di essere discriminati in questo modo. O forse chi ha la barra del timone per condurre la barca, in questo momento, dove tutti indistintamente siamo dentro, ha per un attimo dimenticato che esistiamo o peggio ancora non vuole consapevolmente rendersene conto?”

“Come infermieri abbiamo sempre sostenuto che nell’attualità l’unico pensiero fosse l’emergenza COVID-2019 e ne siamo ancora convinti ma non permettiamo che ci si tratti da servi silenziosi. A livello regionale si è più volte manifestata la disponibilità alla collaborazione nel coordinamento della attività delle professioni infermieristiche, Risposte: Nessuna, Risultato: sotto gli occhi di tutti: i pazienti che necessitano di assistenza sono sotto la responsabilità diretta dell’infermiere e questo lo sostiene la norma, ma soprattutto la stessa professione va gestita e coordinata da Infermieri che negli anni hanno sviluppato competenze e formazione per farlo”.

“Ripetiamo, in questa fase non ci si aspettava ringraziamenti ma quantomeno considerazione, di certo, ne siamo convinti, mai attacchi gratuiti su questa o quella preoccupazione. Poter pensare che un qualsiasi professionista possa mettersi a disposizione essendo considerato come l’ultimo dei sacrificabili denota poca conoscenza rispetto alle responsabilità e ai rischi a cui è esposto, ma soprattutto al suo percorso formativo che lo porta ad essere professionista della salute intellettuale e rimarchiamo, responsabile dell’assistenza infermieristica. Già, parliamo di rischi, gli infermieri si dice, siano preoccupati, certo che si, come tutti del resto ma con una differenza, forse non si è messi nella condizione di prestare assistenza nella condizioni di sicurezza dovute e previste. Forse perché la poca informazione genera disinformazione e incertezza. E chi non vive le situazioni odierne nelle varie realtà regionali, non può avere la percezione dei pensieri di chi giornalmente deve comunque prendersi cura dei “suoi” pazienti, consapevole di non essere messo nelle condizioni di poterlo fare nel miglior modo possibile e in completa sicurezza”.

“Con nessun intento polemico ma sempre con atteggiamento collaborativo, lo dobbiamo ai cittadini e a noi stessi come professionisti, continuiamo a sostenere che si cercano delle soluzioni con gli stessi strumenti con cui si son creati i problemi. Per concludere, anche questo lo dobbiamo come rappresentati di Ordine ai nostri iscritti, garantiamo che passata la fase critica ci sarà molto da discutere sui modi con cui si è affrontata l’emergenza”.

Concludono così i rappresentanti provinciali che si rivolgono ai cittadini: “aiutateci ad aiutarvi… state a casa”

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