CPR a Macomer. Si infiamma ulteriormente il dibattito dopo i disordini

Sonia

CPR a Macomer. Si infiamma ulteriormente il dibattito dopo i disordini

martedì 18 Febbraio 2020 - 12:46
CPR a Macomer. Si infiamma ulteriormente il dibattito dopo i disordini

Il CPR di Macomer (foto P. G. Vacca)

I Centri Per il Rimpatrio, (CPR), sono luoghi di detenzione, seppure amministrativa che, in quanto istituti che comunque limitano la libertà, dopo l’introduzione del reato di immigrazione clandestina voluto dalla Bossi Fini, sono continua fonte di ribellioni, conflitti, episodi di autolesionismo, quando non di suicidio, come tutte le carceri, ( vedi l’episodio nel carcere di Sassari di questi giorni). Come i CPR di Roma e Torino, nei quali si sono verificati momenti di intolleranza, neanche Macomer fa eccezione.

Stando a voci trapelate, in questi giorni, vi sono stati vari episodi di intolleranza, un incendio, aggressioni al personale e altro ancora, che hanno contribuito ad alimentare il già vivace di battito sul tema che vige in città.

Puntuale li Forum per la Rinascita di Macomer, che  in un comunicato, accusa «l’Amministrazione di non aver fatto, a suo tempo, sufficienti azioni politiche, istituzionali e di mobilitazione per scongiurare la chiusura del carcere e della Tenenza della Guardia di Finanza, cosa che invece è riuscito a fare il comune di Isili con ragioni “certamente meno corpose di Macomer”, e ancora di essersi arresi alla loro chiusura con ipotesi fumose».

Diversa è la versione della facente funzioni di sindaco Rossana Ledda che sostiene che il Comune, a suo tempo, aveva scelto la modalità dell’accoglienza diffusa con gli SPRAR, per opporsi invece ai caotici CAS.

La Ledda afferma anche  che vi è stato un preciso iter istituzionale, a partire dalla scelta di Macomer per il CPR rispetto a  Iglesias, perché la struttura è stata giudicata più idonea, decisione alla quale l’amministrazione locale non poteva opporsi. Il lato positivo invece è costituito dai nuovi posti di lavoro istituiti e dal movimento in città nelle strutture di accoglienza.

L’amministrazione ha anche chiesto una commissione mista che vigili sui diritti civili anche all’interno del carcere. Si affaccia sulla scena anche  l“ Associazione Sarda Contro l’Emarginazione” che denuncia come, prima che  emergessero le condizioni di disagio nei CPR, il dibattito è stato solamente sulla sicurezza dei cittadini, senza considerare chi è rinchiuso dentro senza colpa e con una  “condizione giuridica inesistente”, rinchiusi senza colpa.

Infine c’è un ultima posizione sul CPR  manifestata da un comitato macomerese che paventa pericoli per la città.

C’è da evidenziare che  prima  del Centro per il rimpatrio per i migranti, la struttura carceraria, ospitò i terroristi di Al Qaida,  senza  che in città si avesse nessun genere di incidente.

Pier Gavino Vacca

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