Alla fine, benedetta, è arrivata la pioggia. Gli scrosci dal cielo hanno spento definitivamente i roghi che hanno devastato il territorio di Bosa, oltre che a saziare l’arsura di cui la terra soffriva da troppo tempo. All’indomani dell’incendio, ancora con alcuni ceppi fumanti, è possibile constatare il disastro. La verdeggiante vegetazione di Monte Furru non esiste più. Al suo posto solo cenere e avanzi nerastri.
Alla luce del giorno è possibile constatare il pericolo che hanno corso gli abitanti del quartiere e dell’albergo vicino, che sono stati in fretta sgomberati. Ancora più desolante il paesaggio del vasto incendio che ha devastato la macchia mediterranea lungo la statale Bosa- Alghero, all’altezza del chilometro dieci. Qui le fiamme hanno distrutto una superficie che si calcola sia oltre i 250 ettari. Migliaia di piante della flora mediterranea, per non parlare di chissà quanti animali, in prossimità dell’oasi faunistica riservata agli avvoltoi, sono stati inceneriti. I costoni nerastri si ergono davanti ad una costa stupenda, una delle poche non imbastardita dall’edificazione selvaggia, al punto che si è parlato persino di chiedere la classificazione come patrimonio dell’umanità. Unica nota positiva il buon funzionamento del coordinamento, magistralmente guidato dal sindaco Piero Casula.
Si è trattato del concorso di una pluralità di forze, tra Vigili del fuoco, Forestali, Barraccelli, Protezione Civile della Croce Rossa di Bosa, volontari, Polizia Urbana, Carabinieri e Polizia. Collegamento costante con il Direttore Regionale della Protezione Civile, con l’Assessorato Regionale all’Ambiente e il Prefetto.
Dai sindaci della zona sono arrivati rinforzi con mezzi e uomini. Il tutto fino alle prime ore del mattino. Alle prime luci dell’alba, non senza difficoltà a causa del fortissimo scirocco, le fiamme dei tre focolai, ( un terzo si era sviluppato a Monte Contra), sono state domate dall’opera di 3 Canadair e un elicottero.
E dire che, pochi giorni fa, si era svolta una esercitazione per simulare una situazione di emergenza dovuta alla secolare maledizione di Bosa: le alluvioni. Questa volta però il pericolo è venuto dal fuoco e la pioggia è stata persino invocata. L’esercitazione è servita a collaudare il così detto COC, il coordinamento che ha funzionato bene. Ultima nota. Anche Montresta è stato interessato da un incendio che ha lambito le case un deposito di bombole con grande paura degli abitanti, che, a scopo precauzionale, sono state allontanate.
Pier Gavino Vacca
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