Inceneritore di Tossilo. Nuovo stop ai lavori: la Procura mette i sigilli al cantiere

Sonia

Inceneritore di Tossilo. Nuovo stop ai lavori: la Procura mette i sigilli al cantiere

lunedì 18 Febbraio 2019 - 15:35
Inceneritore di Tossilo. Nuovo stop ai lavori: la Procura mette i sigilli al cantiere

L'inceneritore di Tossilo (foto P.G.Vacca)

Nuovo stop ai lavori per l’inceneritore di Tossilo che, nel fine settimana, su iniziativa del Procuratore della Repubblica di Oristano, ha visto un blitz della Polizia giudiziaria che ha posto i sigilli nel cantiere dove lavorano una trentina di operai. Non è dato sapere la causa dell’intervento ma, secondo alcune indiscrezioni, si tratterebbe di motivazioni legate all’autorizzazione integrata ambientale ed al VIA ( Valutazione di impatto ambientale). E così ricomincia la vicenda del va e vieni della realizzazione dell’opera.

Il VIA e l’AIA erano in vigore, concessi dalla Provincia di Nuoro e dalla Regione fin dalla fine del 2014, con una conferma definitiva nel 2015. La situazione non è mai piaciuta alle associazioni ambientaliste, in prima linea Non Bruciamoci il Futuro e poi Zero Waste Sardegna, a cui si era unita, in un secondo tempo, L’Unione dei Comuni della Barbagia. Insieme avevano fatto ricorso al TAR che, nel 2016, aveva bloccato l’intero iter. A muovere le obiezioni degli oppositori alcuni dati epidemiologici sulle malattie tumorali ed altre, con il sospetto che a provocarle siano state le esalazioni degli inceneritori. D’altro canto invece si sostiene che i termovalorizzatori di moderna concezione siano sicuri, a tal punto che sono collocati al centro di grandi città europee e, in quanto ai dati epimideologici, non differiscono dal trend comune a tutta la Sardegna. La costruzione era ripresa nel luglio del 2017, dopo il ricorso della Regione e del Consorzio Industriale, quest’ultimo contestato perché commissariato.

L’amministrazione di Macomer, sulla questione, ha adottato una posizione intermedia: “si andrà avanti fino al raggiungimento massimo della raccolta differenziata e poi si dismetterà”. Gli oppositori obiettano che l’impianto è sovradimensionato e propongono soluzioni alternative. Recentemente c’è chi, a livello internazionale, ha ripreso il discorso dei termovalorizzatori partendo dalla considerazione che, dell’enorme quantità di plastica che invade attualmente la terra, il 40% non è riciclabile e che, già da tempo, sotto forma di microplastiche, contenuta in vari alimenti e ingerita specialmente dai pesci.

Pier Gavino Vacca

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