Furto sacrilego a Nuoro: “lavoro certosino” per rubare i gioielli votivi della Beata Maria Gabriella

Sonia

Furto sacrilego a Nuoro: “lavoro certosino” per rubare i gioielli votivi della Beata Maria Gabriella

giovedì 20 Dicembre 2018 - 11:44
Furto sacrilego a Nuoro: “lavoro certosino” per rubare i gioielli votivi della Beata Maria Gabriella

La statua di Suor Maria Gabriella

Il clima festivo che precede l’imminente Santo Natale, quest’anno ha un retrogusto amaro per i fedeli della parrocchia dedicata alla Beata Maria Gabriella e il suo parroco ma per l’intera comunità nuorese. Nella giornata di ieri, infatti, i ladri si sono introdotti negli uffici della parrocchia per rubare i “gioielli votivi” donati nel tempo da tanti devoti alla Beata per preghiere e grazie richieste, tra questi, anche catenine offerte da persone con disabilità che quotidianamente trovano la forza nella religione per andare avanti. Secondo la ricostruzione dei fatti, il vile gesto, è stato compiuto tra le 22.30 e le 8.30 di ieri mattina.

La chiesa di Santa Maria Gabriella

«Fino alla tarda serata di ieri – racconta il don Pietro Borrotzu – c’era movimento di persone in quanto nei campi sportivi adiacenti alla chiesa si stavano disputando dei tornei di calcio; oggi, poi, abbiamo riaperto alle 8.30 e ci siamo accorti del furto».

I ladri hanno fatto un lavoro certosino, portando via addirittura le registrazioni delle telecamere ubicate nell’altro ufficio per evitare di lasciare tracce utili alla loro identificazione. Si sono intrufolati da una doppia finestra degli uffici, in quanto passare dalla chiesa sarebbe stato impossibile sia perché viene sprangata dall’interno sia perché, per accedere alle altre stanze c’è una porta blindata. Quindi è probabile che i malviventi abbiano studiato il piano già da diverso tempo: la porta a vetri, infatti non è stata sfondata ma per aprirla è stato fatto un foro molto piccolo all’altezza della maniglia con un arnese. «Una mano di una persona molto esile (quella di un uomo non ci passa) poi ha aperto la finestra e una volta entrata ha sollevato la tapparella della finestra facendo accedere anche il o i complici» prosegue nel suo racconto don Pietro, correndo anche un grande rischio in quanto la finestra internamente sporge ad un altezza di tre o quattro metri sopra la cripta, il salone parrocchiale e le aule del catechismo.

Una volta entrati, non si sono risparmiati: hanno aperto l’armadio portando via i numerosi gioielli che, non tanto per il valore economico, quanto per quello simbolico hanno lasciato un grande vuoto tra i fedeli, i soldi (non più di cinque o dieci euro) contenuti in due scatole di cartone e raccolti dai bambini in occasione dell’ultima giornata missionaria avvenuta nel mese di ottobre e dei bicchieri di plastica contenenti spiccioli.

«Quando ci siamo accorti del danno abbiamo chiamato Carabinieri e Polizia; è intervenuta anche la Scientifica ma i “ladri gentiluomini” – scherza Don Borrotzu nell’amarezza – hanno fatto un lavoro talmente preciso che non hanno lasciato alcuna traccia del proprio passaggio se non una profonda tristezza per quei voti portati via alla Beata».

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