Delitto Monni-Masala. Le Parti Civili: “Cubeddu responsabile quanto Pinna”

Sonia

Delitto Monni-Masala. Le Parti Civili: “Cubeddu responsabile quanto Pinna”

giovedì 11 Ottobre 2018 - 19:27
Delitto Monni-Masala. Le Parti Civili: “Cubeddu responsabile quanto Pinna”

Il padre di Stefano Masala con l'avvocato Margherita Baragliu (foto S.Novellu)

Grande commozione in aula da parte dei parenti dei due giovani uccisi, l’avvocato Magliochetti chiede che venga restituito il corpo di Stefano

«Paolo Enrico Pinna quella notte del dicembre 2014, giorno della festa, aveva molestato tutte le ragazze nella sala da ballo di Orune». Inizia così l’esposizione dell’avvocato Margherita Baragliu in difesa di Eleonora Pala. «una ragazza che ha dovuto cambiare paese, lasciare amici e parenti, oltre a portare interiormente il peso di un dolore per una morte assurda ed efferata, quella del suo fidanzato 18enne».

L'avvocato Margherita Baragliu (foto S.Novellu)

L’avvocato Margherita Baragliu (foto S.Novellu)

Dopo la requisitoria del PM Andrea Vacca conclusasi con la richiesta di ergastolo del 22enne di Ozieri; nel pomeriggio di oggi nella corte di Assise di Nuoro, sono iniziate l’esposizioni da parte delle parti civili.

Il Pubblico Ministero Andrea Vacca (foto S.Novellu)Il Pubblico Ministero Andrea Vacca (foto S.Novellu)

Il Pubblico Ministero Andrea Vacca (foto S.Novellu)

«La sottrazione della pistola, non tanto la rissa, sarebbe il movente del duplice omicidio compiuto». Così ha proseguito l’avvocato Margherita Baragliu la quale, poi, sulla linea probatoria di Vacca precisa: «è stato un omicidio programmato e tutte le prove raccolte in questo processo spiegano il movente». Poi il legale difensore di Eleonora sottolinea il rapporto tra i due cugini, i quali, per l’accusa hanno il medesimo grado di responsabilità nell’esecuzione del duplice omicidio. «Non si può parlare di Paolo Enrico Pinna senza citare Alberto Cubeddu che era incantato e succube di Paolo».

L'intervento dell'avvocato Caterina Zoroddu (foto S.Novellu)

L’avvocato Caterina Zoroddu  (foto S.Novellu)

Successivamente la parola è passata a Caterina Zoroddu l’avvocato della famiglia Masala che: «il padre ancora cerca Stefano, per dargli adeguata sepoltura come promesso a sua moglie nonché mamma di Stefano, morta di un dolore che non si può descrivere, quel figlio che era cattolico e praticante».

Il medaglione col viso della mamma e di Stefano al collo del padre di Stefano Masala (foto S.Novellu)

Il medaglione al collo del padre di Stefano Masala (foto S.Novellu)

Poi l’avvocato specifica che Enrico Paolo Pinna vedeva in Stefano Masala, che lo aveva accompagnato alla festa di Cortes Apertas con la Fiat Panda, il responsabile del suo pestaggio da parte degli orunesi, i quali li avevano bloccati mentre andavano via dal paese. «In diverse intercettazioni telefoniche, Pinna si lamenta col cugino Alberto Cubeddu che Stefano non doveva fermare la macchina ma proseguire ma, ha precisato l’Avvocato – Stefano salva la vita a Paolo il giorno della rissa in quanto, nonostante gli orunesi lo avessero allontano, lui, mosso da compassione era tornato indietro e con quel gesto ha salvato la vita al proprio carnefice».

Ma chi era Stefano? «Era un ragazzo buono ma non ingenuo, certo aveva problemi di salute, quali la sclerosi multipla e un leggero ritardo mentale dovuto a problemi legati alla sua nascita ma – prosegue la Zoroddu – Stefano si era diplomato, aveva la patente e si dava da fare. Questo dimostra che aveva anche la capacità di stare lontano da elementi come i suoi carnefici che con l’inganno lo hanno condotto a una morte assurda».  A questo punto l’avvocato non ha escluso un coinvolgimento di Alberto Cubeddu anche nell’uccisione  di Stefano Masala, perché: «fino alle 22 del giorno della sua scomparsa non aveva un alibi».

L'avvocato Angelo Magliocchetti (foto S.Novellu)

L’avvocato Angelo Magliocchetti (foto S.Meloni)

L’avvocato Angelo Magliochetti, infine, che nella sua arringa ha chiesto ai responsabili della morte di Stefano Masala  come gesto estremo di rendere il suo corpo. «Pinna era il Caronte di Nule, ma hanno trovato dei testimoni che in questo caso hanno abbattuto l’omertà e andando oltre le minacce di morte ricevute, hanno testimoniato la verità. Perché la cultura barbaricina non ammette i sotterfugi e l’inganno nei rapporti di amicizia e inimicizia».  E specialmente gesti vigliacchi che sono stati alla base della morte di Gianluca Monni e Stefano Masala.

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