Ritrovata l’antica nicchia scavata nella roccia in cui Nicola Ruiu Manca custodiva il simulacro della Madonna delle Grazie
NUORO – «Sono pochi gli autentici nuoresi che trovandosi dinnanzi al vecchio santuario di Nostra Signora delle Grazie, anche a prescindere dei richiami della fede, non si sentano presi dal desiderio di recuperare certi valori della tradizione popolare nuorese e barbaricina…». Così, nel 1968, l’indimenticato monsignor Ottorino Alberti, grande cultore di storia nuorese, con nostalgiche parole ricordava l’importanza religiosa, storica e artistica della vecchia chiesa di N. S. delle Grazie nell’antico rione di Séuna, come uno dei pochi “monumenti” rimasti ancora a testimoniare una gloriosa Nuoro del passato. Tutto questo – aggiungeva – in una città povera di “monumenti” a causa delle già consumate distruzioni, e all’incuria degli uomini che continua a privare Nuoro della sua storia. Parole dure ma inascoltate quelle dell’Alberti, dal momento che sul finire dello stesso 1968, tra l’indifferenza o la complicità degli stessi amministratori locali, per motivi di “ampliamento” degli spazi destinati agli uffici comunali si procedeva alla vendita, e in seguito all’abbattimento dello storico Palazzo Mereu, già sede della pubblica amministrazione (APPROFONDISCI). A seguire, nel 1975, ci fu l’abbattimento della storiche carceri ottocentesche della “Rotonda”, per creare spazi mai idoneamente utilizzati negli anni a seguire (APPROFONDISCI). In tempi recenti, a contribuire a privare Nuoro di una parte della sua storia gli interventi nell’area absidale della Cattedrale di Santa Maria della Neve, che ne hanno compromesso irreversibilmente lo stile originario (APPROFONDISCI).

Offerta dei ceri alle Grazie nuove (1955)
L’ANTICO SANTUARIO DI N.S. DELLE GRAZIE, TRA LEGGENDA E REALTÀ – Fortunatamente a questi stravolgimenti nel tempo è scampato (o almeno in parte) l’antico santuario di Nostra Signora delle Grazie che continua a rimanere un saldo punto di riferimento di storia e di fede per i nuoresi.
Sfatata da tempo la tradizione popolare, che vuole che l’antica chiesetta sia sorta alla fine del secolo XVII° in località Fossuloroddu, nel rione nuorese di Séuna, per volontà del muratore Nicola Ruiu Manca, perché trovasse una degna collocazione una pregevole statua della Madonna, “prodigiosamente” ritrovata dallo stesso in una cavità naturale nella campagne di Sa Serra, restano le poche testimonianze storiche documentate.
Indubbiamente, Ruiu Manca, persona molto religiosa che notoriamente professava un culto particolare per la Madonna, possedeva nella sua abitazione una statua lignea della Vergine, probabilmente acquistata da qualche mercante d’arte proveniente dalla Spagna o da Napoli (cosa molto frequente al periodo). Questa sua particolare devozione mariana lo portò a costruire nel 1659, un tempio a sue spese nella villa di Nuoro in onore della Beata Vergine Maria sotto il titolo ”delle Grazie”, ove custodire la sacra immagine. Secondo la procedura in vigore all’epoca, chiese la dovuta autorizzazione al vescovo di Alghero (da cui dipendeva allora la villa di Nuoro), autorizzazione concessa, dopo i rituali accertamenti con: “Permissione del Vescovo di Algheri a Nicolao Ruiu Manca di poter fabbricare una chiesa in onore della Vergine delle Grazie nella villa di Nuoro”. La concessione: “In questo giorno 22 ottobre 1659 – Alghero. Visto il consenso del venerabile Pievano della Parrocchiale chiesa di Nuoro, concediamo a Nicola Ruiu Manca la licenza e la piena facoltà di costruire la chiesa della Beata Vergine Maria sotto il titolo “delle Grazie, nel clivo (pendio), vicino alla chiesa di San Giuliano (attuale via Sant’Emiliano)”.

La ex Casa Belloi (in antichità Casa di Nicola Ruiu Manca)
LA SCOPERTA DELL’ANTICA NICCHIA – La concessione faceva riferimento a un luogo dove già sorgeva la casa del Ruiu Manca, di cui si dice che in una nicchia ricavata nella roccia conservasse una statua della Beata Vergine “delle Grazie”, già prima dell’edificazione della chiesa. Dopo l’approvazione vescovile, Ruiu Manca procedette all’edificazione del sacro tempio, che coronando il suo sogno fu aperto al pubblico il 13 maggio del 1670, e solennemente consacrato dal vescovo di Alghero, monsignor Gerolamo Gonzales de Velasco il 4 giugno 1690.
La storia che Nicola Ruiu Manca custodisse la statua della Madonna delle Grazie nella sua abitazione prima della edificazione della chiesa nel terreno di sua proprietà, si diffuse in seguito diventando di dominio pubblico.

La nicchia in cui Ruiu Manca custodiva la Madonna
A riguardo, ai primi del Novecento la Curia vescovile nuorese volle fare fare chiarezza e accertamenti. Nel 1909 l’allora vescovo di Nuoro monsignor Luca Canepa l’otto novembre, in compagnia di componenti del Capitolo della cattedrale: canonico Sebastiano Combosu, teologo Mauro Sale, cancelliere vescovile beneficiato, Giuseppe Ticca e il chierico Raimondo Manconi (che verbalizzarono e sottoscrissero), ordinò un ricognizione sul luogo e, dopo essersi recati appositamente nell’allora casa della famiglia Belloi (già in passato casa di Nicola Ruiu Manca), nei pressi delle Grazie, presero atto e verbalizzarono che nella vecchia abitazione: «…si segnala un nicchia ora murata, dove la stessa immagine (statua) sarebbe stata collocata, forse nel tempo che la Chiesa era in costruzione…» – questo quanto riporta il verbale.
In tempi recenti il muro in questione è stato abbattuto, con conseguente possibilità d’accesso alla storica nicchia, che risulta scavata nella viva roccia, per 2 metri circa di altezza.
La ricognizione vescovile dell’otto novembre 1909 si rivelò molto interessante, dal momento che proseguì nella vicina sagrestia delle Grazie, dove una volta aperto un ripostiglio situato sotto il basamento della statua della Madonna delle Grazie, fu rinvenuto un involto suggellato, che una volta aperto si rinvennero i seguenti oggetti: 1) Una striscia di pergamena contenente la seguente iscrizione in caratteri Romani, e con abbreviature indecifrabili probabilmente risalente al secolo XVII, od alla prima metà del successivo: VELO. ET.CAPILI. EIUS. BEATE MARIAÆ VIRGINIS ANNO. iG. Lª SER. A. Gi. ANNO. I. PO. LA. SERA. I. 2) Un velo oblungo di mussola in seta, molto antico, di color giallastro, assai ben conservato, leggerissimo, ben piegato, della lunghezza di m 1,70 per 40 centimetri. 3) Un batuffolo di seta a fiorami d’oro. 4) Due pezzi di seta azzurra che sembrano più recenti. 5) Una particella d’osso, rotta in due pezzi. 6) Un dente molare. 7) Un involtino di carta con bambagia, in cui appaiono due frammenti che paiono appartenere alla Vera Croce. 8) Altro involtino di carta pure con bambagia, e traccie di sangue o altra sostanza nerastra, da cui la bambagia è in parte macchiata 9) Altro involtino di carta contenente alcuni capelli, che appaiono di colore biondo. 10) Altro involtino pure di carta, nel quale a occhio nudo nulla si è potuto discernere, quantunque la piegatura indichi che dovesse in origine contenere qualche cosa. Il tutto fu poi diligentemente riposto nel ripostiglio e sigillato con due sigilli vescovili in ceralacca rossa. Purtroppo di quanto rinvenuto quell’otto novembre 1909 si sono perse le tracce.
