Venerdì, 7 febbraio, si concluderà il ciclo di incontri sullo Statuto Regionale Sardo, un’iniziativa promossa dall’Università per la Terza Età (LUTE) e ideata dal politologo Carlo Pala. L’evento ha visto una buona partecipazione di pubblico, con una media di 140 presenze in sala e una decina di interventi per serata, segno dell’interesse suscitato dal tema.
Lo Statuto sardo, legge costituzionale del 1948, nasce in un periodo storico complesso e si concentra su temi che oggi potrebbero non essere più prioritari. A distanza di quasi 80 anni, è necessario ripensare i rapporti con lo Stato, in bilico tra autonomia e unità nazionale, soprattutto dopo la riforma del titolo V della Costituzione.
L’obiettivo dello Statuto era riconoscere e valorizzare le specificità del territorio sardo, ma oggi questo strumento appare inadeguato. Temi fondamentali per il futuro nostro e della nostra cultura come il bilinguismo, la disoccupazione giovanile, lo spopolamento delle aree interne e l’autonomia energetica non trovano spazio adeguato.
Lo Statuto ha generato aspettative che nel tempo non sono state sempre soddisfatte. La sua evoluzione e riforma sono cruciali per rispondere alle nuove sfide e garantire un futuro di sviluppo e benessere per la Sardegna.
Nell’ultimo incontro, Pala ha analizzerà lo Statuto come strumento politico nelle mani dei principali attori, evidenziandone limiti e risorse. Sono state discusse le possibili direttrici di riforma, in relazione a quanto avviene oggi in Italia tra autonomia differenziata e l’inserimento del principio di insularità in Costituzione.
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