Al via la stagione di prosa di San Giuseppe-Bocheteatro dedicata anche a Fellini

Salvatore

Al via la stagione di prosa di San Giuseppe-Bocheteatro dedicata anche a Fellini

venerdì 13 Dicembre 2024 - 11:17
Al via la stagione di prosa di San Giuseppe-Bocheteatro dedicata anche a  Fellini

Sguardi sul presente, tra classici del Novecento e testi di autori contemporanei, con sapienti intrecci fra teatro e letteratura e un visionario omaggio a Federico Fellini per la Stagione di Prosa e Danza 2024-2025 al Teatro San Giuseppe-Bocheteatro di Nuoro organizzata dal CeDAC / Circuito Multidisciplinare dello Spettacolo dal Vivo in Sardegna con il patrocinio e il sostegno del MiC / Ministero della Cultura e della Regione Autonoma della Sardegna e con il contributo della Fondazione di Sardegna.

Sette titoli in cartellone da gennaio ad aprile con i nomi di punta della scena italiana, dall’attore e regista Arturo Cirillo con la sua versione di “Ferdinando” di Annibale Ruccello a Enzo Decaro (volto noto del grande e del piccolo schermo e esponente della nuova comicità napoletana dal trio La Smorfia con Massimo Troisi e Lello Arena) protagonista di “Non è vero ma ci credo” di Peppino De Filippo per la regia di Leo Muscato e un’icona transgender come Eva Robin’s nel ruolo di Madame ne “Le Serve” di Jean Genet accanto alle giovani e talentuose Beatrice Vecchione e Matilde Vigna (Premio Ubu 2019 e Premio Eleonora Duse).

Sbarca nell’Isola “Il Circo di Fellini” della Compagnia Artemis Danza con coreografia e regia di Monica Casadei e musiche di Nino Rota, per un ideale viaggio alla scoperta dell’affascinante mondo del circo, tanto amato dal grande regista riminese e capace ancor oggi di incantare grandi e piccini. Sotto i riflettori anche Silvia Gallerano (Best Solo Performer all’Edinburgh Festival Fringe) e Alessia Giangiuliani ne “L’Assaggiatrice di Hitler”, uno spettacolo di Sandro Mabellini dal romanzo di Rosella Postorino e Francesco Alberici (Premio Ubu 2021 Miglior attore/performer under 35 e protagonista della serie web Educazione Cinica) che firma testo e regia di “Bidibibodibiboo” (finalista al Premio Riccione per il Teatro e candidato al Premio Ubu 2024 come miglior nuovo testo italiano). S’intitola “Sono cresciuto a Babele” il nuovo spettacolo di e con Giovanni Carroni, artista di spicco del panorama isolano e non solo, liberamente ispirato a “Il quinto passo è l’addio”, il romanzo più autobiografico di Sergio Atzeni e ai racconti sulla “città bianca”, per riscoprire lo stile ironico e graffiante dello scrittore e poeta a trent’anni dalla sua scomparsa, tra atmosfere metropolitane e dilemmi esistenziali, amarezza e disincanto.

Il sipario si apre su “Il Circo di Fellini” della Compagnia Artemis Danza, un omaggio al grande maestro riminese, autore di films come “La strada” e “8½” “La dolce vita” e “I clowns”, firmato dalla coreografa Monica Casadei, poi “Sono cresciuto a Babele” di e con Giovanni Carroni che si confronta con la scrittura di Sergio Atzeni, tra le vicende del suo alter ego Ruggero Gunale e dei vari personaggi sullo sfondo di una Cagliari sospesa tra cielo e mare, tra bellezza e degrado. “Bidibibodibiboo” di e con Francesco Alberici, in scena con Maria Ariis, Salvatore Aronica, Andrea Narsi e Daniele Turconi indaga le dinamiche perverse del sistema capitalistico e insieme il ruolo del teatro come specchio del reale mentre “L’Assaggiatrice di Hitler”, dal romanzo di Rosella Postorino ispirato alla testimonianza di Margot Wölk, racconta la storia di Rosa Sauer, una giovane donna scelta insieme con altre nove per salvare il Führer da un possibile avvelenamento, a rischio della propria vita e quindi insieme vittima e “complice” involontaria del regime.

Ne “Le Serve” di Jean Genet con adattamento e regia di Veronica Cruciani, un’enigmatica e irraggiungibile Madame, interpretata da Eva Robin’s, diventa il fulcro dell’esistenza delle cameriere, le due sorelle Claire e Solange (Beatrice Vecchione e Matilde Vigna) che la imitano e ne rappresentano la morte in una sorta di cerimonia, con la crudele innocenza di un gioco più che per coscienza sociale o rivolta. “Non è vero ma ci credo” è un’esilarante commedia di Peppino De Filippo, con la regia di Leo Muscato e con Enzo Decaro nel ruolo del commendator Gervasio Savastano, accanto a Carlo Di Maio, Roberto Fiorentino, Carmen Landolfi, Massimo Pagano, Gina Perna, Giorgio Pinto, Ciro Ruoppo, Fabiana Russo e Ingrid Sansone, dove l’avarizia del protagonista è superata solo dalla sua paura della malasorte, che lo induce induce a compiere gesti sconsiderati, rischiando infine di diventare causa della sua sfortuna.

Infine i fasti e la decadenza dell’aristocrazia in “Ferdinando” di Annibale Ruccello nella mise en scène di Arturo Cirillo, che divide il palco con Sabrina Scuccimarra, Anna Rita Vitolo e Riccardo Ciccarelli, in una vertiginosa giostra delle passioni: dopo la fine del Regno delle Due Sicilie, la vita di Donna Clotilde, isolata nella sua villa vesuviana in compagnia della cugina Gesualda, tra le visite di Don Catellino, viene stravolta dall’arrivo di un giovane nipote, che fa riaffiorare ricordi e rimpianti, insieme a antichi segreti e rancori.

Focus sul teatro contemporaneo, tra testi emblematici del Novecento e pièces originali, con intriganti intrecci fra teatro e letteratura, cinema e danza, per indagare le molteplici sfaccettature dell’animo umano, tra luci e ombre, toccando temi importanti e attuali come la distinzione tra le classi sociali, la realtà del mondo del lavoro e il rapporto tra i cittadini e il potere, accanto a pregiudizi e paure, moderne inquietudini e travolgenti passioni.

IL CARTELLONE

Viaggio nell’immaginario del grande regista riminese – lunedì 13 gennaio alle 20.30 – con “Il Circo di Fellini” della Compagnia Artemis Danza, con ideazione, coreografia, regia, scene e luci di Monica Casadei, musiche di Nino Rota e costumi di Daniela Usai (assistenti alla produzione Mattia Molini e Michelle Atoe), voice over a cura di Francesco Marchi, sartoria Elena Nunziata (produzione Compagnia Artemis Danza). Un omaggio al genio di Federico Fellini (1920-1993), uno dei maestri del cinema italiano, con il visionario spettacolo dedicato al mondo del circo, tra acrobati e clowns, in un’esplosione di colori e suoni dove ogni spettatore «ritornando un po’ bambino e recuperando quelle emozioni così vere e sincere che solo l’infanzia può regalare, viene trasportato in una dimensione nuova… in un’atmosfera piena di poesia e sentimento». Un fantastico e sorprendente racconto per quadri ispirato alle opere dell’autore di capolavori come “La dolce vita”, “Casanova” e “Satyricon”, “Ginger e Fred” e specialmente “La strada” e “Amarcord” ma anche l’emblematico “I Clowns”: ne “Il Circo di Fellini” – attraverso eleganti geometrie di corpi in movimento – Monica Casadei riscopre il fascino della vita sotto il tendone e insieme la magia di “numeri” capaci di incantare grandi e piccini, come in un sogno a occhi aperti.

Omaggio a Sergio Atzeni – mercoledì 22 gennaio alle 20.30 – con “Sono cresciuto a Babele” del Bocheteatro, uno spettacolo scritto, diretto e interpretato da Giovanni Carroni e liberamente ispirato alle opere dell’intellettuale, narratore e poeta, traduttore nonché giornalista, autore di “Passavamo sulla terra leggeri”, “L’apologo del giudice bandito” e “Il figlio di Bakunìn”. Sulla falsariga de “Il quinto passo è l’addio”, il romanzo più autobiografico dello scrittore, figura di spicco della letteratura italiana del Novecento e di alcuni racconti ambientati a Cagliari, la “città bianca”, con le sue atmosfere, i suoi suoni e colori, tra l’antica rocca e i quartieri popolari, Giovanni Carroni propone «un teatro della memoria dentro una sorta di tragico varietà atzeniano», dove la figura di Sergio Atzeni si intreccia con quella del suo alter ego Ruggero Gunale: un uomo disincantato e deluso dalla politica e dal tradimento degli ideali, cui si aggiungono questioni personali e professionali da cui scaturisce una grave depressione, insieme alla fine del suo matrimonio. Il protagonista attraversa una profonda crisi esistenziale «durante la quale maturerà la decisione di abbandonare la sua terra amata e odiata – sottolinea Giovanni Carroni – come spesso succede a tanti giovani sardi». Un amaro affresco dell’Isola, e specialmente di Cagliari, tra bellezza e degrado.

Storie di ordinaria precarietà nel terzo millennio – sabato 1 febbraio alle 20.30 – con “Bidibibodibiboo”, uno spettacolo scritto, diretto e interpretato da Francesco Alberici (Premio Ubu 2021 come Miglior Attore/Performer under 35 e protagonista della serie web Educazione Cinica), in scena con Maria Ariis, Salvatore Aronica, Andrea Narsi e Daniele Turconi, aiuto regia Ermelinda Nasuto, scenografie di Alessandro Ratti, disegno luci di Daniele Passeri (coproduzione SCARTI / Centro di Produzione Teatrale d’Innovazione – CSS / Teatro Stabile di Innovazione del Friuli Venezia Giulia – Teatro Stabile di Bolzano – Piccolo Teatro di Milano / Teatro d’Europa, con il sostegno de La Corte Ospitale). Un dramma moderno sul mondo del lavoro, tra i paradossi e gli eccessi di un sistema capitalistico che esige risultati sempre migliori, con traguardi impossibili e una riflessione sul ruolo dell’arte come rappresentazione del reale: “Bidibibodibiboo” (già finalista al Premio Riccione e tra i candidati al Premio Ubu 2025) con un titolo che rimanda a un’opera emblematica di Maurizio Cattelan, descrive il meccanismo infernale che stritola i dipendenti, condannati a un inevitabile fallimento. In scena due fratelli, uno impiegato in una grande multinazionale, l’altro, autore teatrale, testimone della tragedia, in una pièce che fotografa il disagio di una generazione senza certezze né prospettive per il futuro.

La banalità del male, che s’insinua nella vita quotidiana – giovedì 13 febbraio alle 20.30 – con “L’Assaggiatrice di Hitler”, uno spettacolo di Sandro Mabellini liberamente tratto da “Le assaggiatrici” di Rosella Postorino, con Silvia Gallerano e Alessia Giangiuliani e con Marlene Fuochi (fisarmonica e voce), drammaturgia di Gianfranco Pedullà e Rosella Postorino, musiche originali di Francesco Giorgi, light designer Gianni Pollini e sound designer Jacopo Cerolini, scenografia di Giovanna Mastantuoni e costumi di Veronica Di Pietrantonio (produzione Teatro Popolare d’Arte). Ispirata a una storia vera, da cui la scrittrice Rosella Postorino ha tratto il fortunato romanzo (Premio Campiello 2018 e il Prix Jean-Monnet 2019), la pièce narra la singolare avventura di Rosa Sauer, una giovane donna scelta insieme ad altre nove per “testare” i cibi destinati al Führer e preservare da un possibile avvelenamento il capo del Terzo Reich. Ogni giorno le “assaggiatrici” rischiano la propria vita impegnate in un compito pericoloso, costrette a nutrirsi, raro privilegio in tempo di guerra, complici involontarie del regime nazista. «Da tempo mi trovavo in posti in cui non volevo stare… continuavo a sopravvivere ogni volta che qualcuno mi veniva portato via» – racconta Rosa Sauer –. «La capacità di adattamento è la maggiore risorsa dell’essere umano, ma più mi adattavo e meno mi sentivo umana».

Un raffinato gioco di specchi – mercoledì 5 marzo alle 20.30 – con “Le Serve” da Jean Genet, con adattamento e regia di Veronica Cruciani, con Eva Robin’s nel ruolo dell’imperiosa e enigmatica Madame accanto a Beatrice Vecchione (Claire) e Matilde Vigna (Solange), con scenografie di Paola Villani, costumi di Erika Carretta, drammaturgia sonora di John Cascone (co-produzione Nidodiragno / CMC – Emilia Romagna Teatro ERT / Teatro Nazionale – Teatro Stabile di Bolzano). La pièce ispirata a un tragico fatto di cronaca, che scosse l’opinione pubblica francese negli Anni Trenta, descrive il legame tra due sorelle, entrambe cameriere al servizio di Madame, che in assenza della padrona ne recitano la parte, a turno, e ne inscenano l’assassinio: in un ambiguo rapporto di amore e odio per colei che ammirano e invidiano per il suo charme, i suoi vestiti, i suoi profumi e i suoi gioielli, le serve, dopo averne denunciato l’amante alla polizia, temono di essere scoperte e punite, quindi vedono nella morte della signora la loro unica possibilità di salvezza. «La rivolta delle Serve contro la padrona non è un gesto sociale, un’azione rivoluzionaria, è un rituale» – sottolinea la regista Veronica Cruciani – «un atto assurdo, il desiderio di compiere un’azione che non potrà mai superare la distanza che separa il sogno dalla realtà».

Un vivido affresco della società – giovedì 27 marzo alle 20.30 – con “Non è vero ma ci credo”, esilarante commedia di Peppino De Filippo con Enzo Decaro e con (in o.a.) Carlo Di Maio, Roberto Fiorentino, Carmen Landolfi, Massimo Pagano, Gina Perna, Giorgio Pinto, Ciro Ruoppo, Fabiana Russo e Ingrid Sansone, scene di Luigi Ferrigno, costumi di Chicca Ruocco e disegno luci di Pietro Sperduti, per la regia di Leo Muscato (produzione I Due della Città del Sole). Una pièce brillante incentrata sulla figura di Gervasio Savastano, ricco e avaro imprenditore che «vive nel perenne incubo di essere vittima della iettatura»: nel ruolo interpretato da Peppino De Filippo, Enzo Decaro incarna una maschera contemporanea, una figura tragicomica e grottesca in cui si intrecciano avidità e ambizione e consapevolezza della propria fragilità e della volubilità della fortuna. Il commendatore, vittima della sua ossessione, compie azioni sconsiderate licenziando e assumendo gli impiegati non in base alle loro capacità ma a vaghi timori e intuizioni dettati dalla superstizione e perfino progettando le nozze della figlia con un uomo dotato di una provvidenziale gobba, sullo sfondo di una Napoli surreale, non più degli Anni Trenta ma degli Anni Ottanta, tra icone come Mario Merola, Pino Daniele e Diego Maradona.

La fine di un’epoca e la caduta delle maschere – mercoledì 16 aprile alle 20.30 – con “Ferdinando” di Annibale Ruccello nella mise en scène di Arturo Cirillo, che divide il palco con Sabrina Scuccimarra, Anna Rita Vitolo e Riccardo Ciccarelli, con le scenografie di Dario Gessati, i costumi di Gianluca Falaschi, le musiche di Francesco De Melis e il disegno luci di Paolo Manti (produzione Marche Teatro – Teatro Metastasio di Prato – Fondazione Teatro di Napoli / Teatro Bellini). Nel Meridione d’Italia, dopo la caduta del Regno delle Due Sicilie, l’aristocratica Donna Clotilde si ritira nella sua villa vesuviana, in compagnia della cugina Gesualda, tra le visite di Don Catellino, l’ambiguo prete di famiglia, finché l’arrivo di un giovane nipote stravolge gli equilibri. Il capolavoro del drammaturgo partenopeo racconta – come sottolinea Arturo Cirillo nelle Note di Regia – «il desiderio per un inafferrabile adolescente, nato da un inconsolabile bisogno d’amore, matura nella mente di tre personaggi disperati, prigionieri della propria solitudine, esacerbati dall’abitudine». Una pièce conturbante, dove la presenza di Ferdinando riaccende le passioni e porta alla luce antichi segreti: in «un teatro della crudeltà mascherato da dramma borghese» – sostiene Cirillo – l’autore, con la sua cifra originale e trasgressiva, evoca il senso arcano di un “sortilegio”.

INFO & PREZZI

abbonamento per 7 spettacoli intero 75 euro – ridotto 65 euro

biglietti intero 20 euro – ridotto 15 euro

biglietti “Sono cresciuto a Babele” intero 10 euro – ridotto 7 euro

prevendite online: www.vivatickets.com

Per informazioni:

Teatro Bocheteatro – via Trieste n.48 – Nuoro

tel. 0784 203060 – cell. 338 7529106

e-mail: organizzazione.bocheteatro@gmail.com

www.bocheteatro.com – www.cedacsardegna.it

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