NUORO- Cantare in coro per combattere lo stigma e favorire la socialità. O anche poter vivere un’esperienza, apparentemente “banale”, come andare a una “pizzata” con i compagni di scuola. O magari, per chi la scuola l’ha finita da un pezzo, dedicare alcune ore del proprio tempo a una salutare camminata di gruppo con persone di ogni età ed estrazione. E (perché no?) provare a cimentarsi in un progetto di inserimento nel mondo del lavoro.
Da questo mese alcuni utenti – minori e adulti – della Neuropsichiatria dell’Infanzia e dell’Adolescenza della ASL 3 di Nuoro, diretta dalla dottoressa Anna Zene e del Centro di Salute Mentale, diretto dalla dottoressa Antonella Denti, potranno cimentarsi in alcune di queste attività, per acquisire autostima in se stessi e socializzare, ma anche per favorire inserimento e inclusione.
Il progetto è realizzato con il contributo della Presidenza per il Consiglio dei Ministri e del Ministro per la Disabilità, che rientra nell’ambito del Fondo per l’Inclusione delle persone con disabilità, in forza del Decreto del 29 luglio 2022 recepito dall’Assessorato Igiene, Sanità e Assistenza Sociale della Regione Sardegna, con delibera dello stesso anno. E l’ASL di Nuoro ha tarato il proprio progetto finanziato sulle quattro tipologie di azioni contenute nel decreto:
a) Percorsi di assistenza alla socializzazione dedicati ai minori;
b) Progetti finalizzati a percorsi di socializzazione con attività in ambiente esterno (gruppi di cammino, attività musicali, attività sportiva) dedicati agli adulti;
c) Progetti che si rivolgono al terzo settore per favorire attraverso attività sociali (sport, tempo ricreativo, mostre) l’inclusione;
d) Progetti sperimentali volti alla formazione e all’inclusione lavorativa.
Il progetto dell’ASL di Nuoro, che ha durata biennale, prevede il coinvolgimento di altre istituzioni, in una sorta di rete che coinvolge PLUS, terzo settore e associazioni di volontariato e dei genitori come ANGSA (Associazione Nazionale Genitori Persone con Autismo). «Gli utenti della Neuropsichiatria dell’Infanzia e dell’Adolescenza – spiega la direttrice Anna Zene – saranno inseriti in un progetto di canto corale, che coinvolgerà i Distretti di Nuoro e Siniscola, e un percorso in collaborazione con le scuole, che incentivi la socialità e l’inclusione attraverso attività quotidiane, per noi banali, come andare al cinema, o a mangiare un gelato, in compagnia di amici. Il tutto al fine di favorire percorsi di assistenza alla socializzazione per i minori e i giovani adulti con disturbo dello spettro autistico».
«La finalità del progetto – aggiunge Antonella Denti, direttrice del CSM di Nuoro – non è prettamente clinica, ma piuttosto intende fornire gli strumenti per favorire l’inserimento nella società e l’inclusione. Nel caso dei pazienti adulti alla ASL di Nuoro abbiamo la possibilità di poter sviluppare la tipologia dei “percorsi di socializzazione con attività in ambiente esterno” suggerita dal Ministero, facendola combaciare con il progetto dei gruppi di cammino, che il Dipartimento di Prevenzione sta per attivare al fine di migliorare gli stili di vita. A questi gruppi di cammino – variegati per età, provenienza e storie personali – potranno partecipare utenti adulti del CSM con disturbo dello spettro autistico (ma anche i loro amici, parenti o caregivers), per favorire al massimo la socializzazione e il confronto col mondo esterno e con gli altri».
L’altra linea di azione riguarda l’inserimento lavorativo in ambito protetto: l’ASL di Nuoro ha già pubblicato la manifestazione d’interesse per le cooperative che si occuperanno di conoscere i pazienti individuati dal CSM, selezionare gli educatori professionali e le aziende candidate e seguire costantemente il percorso di inserimento lavorativo, sempre interfacciandosi con la struttura dell’ASL.
«Si tratta di un progetto molto interessante ed emblematico – commenta il Direttore Sanitario dell’ASL, Serafinangelo Ponti, che dirige anche il Dipartimento di Salute Mentale – Infatti è in aumento il numero di nuove diagnosi, anche perché è cresciuta la capacità della medicina di riconoscere questa patologia, e per curare non basta più lo specialista; è sempre più chiaro che serve una comunità, un concorso di persone: il paziente, i familiari dei pazienti, le istituzioni ecc.». «Noi a Nuoro -aggiunge Ponti – stiamo cercando di fare la nostra parte proprio sul versante sociale, che è la novità rispetto al lavoro strettamente clinico. Questo progetto rappresenta una bella occasione per coinvolgere scuole, associazioni e realtà territoriali, che hanno mostrato grande adesione alla tematica dell’inclusione sociale. Il rischio della disabilità, infatti, è che quando si riduce l’intervento della scuola si possano verificare casi di isolamento e regressione».