Curava i tumori con gli ultrsuoni: conclusa la perizia psichiatrica per la dottoressa di Tertenia

Sonia

Curava i tumori con gli ultrsuoni: conclusa la perizia psichiatrica per la dottoressa di Tertenia

martedì 09 Aprile 2024 - 18:52
Curava i tumori con gli ultrsuoni: conclusa la perizia psichiatrica per la dottoressa di Tertenia

Cagliari, l'ingresso al Palazzo di Giustizia (© foto S.Novellu)

Si è conclusa oggi in un’aula del palazzo di giustizia di Cagliari, l’ultima delle tre sedute incentrate sulla perizia psichiatrica disposta dalla Corte d’assise d’appello del capoluogo sardo, nei confronti di Alba Veronica Puddu, la dottoressa 53enne di Tertenia condannata all’ergastolo in primo grado per omicidio volontario aggravato, circonvenzione di incapace e truffa, su chiesta dagli avvocati difensori dell’imputata, Gianluca Aste e Michele Zuddas, e del procuratore generale Luigi Patronaggio.

La dottoressa anche oggi ha risposto all’ultimo ciclo di domande dello psichiatra Elvezio Pirfo – già perito di Annamaria Franzoni nel caso Cogne e più recentemente nel processo ad Alessia Pifferi – e dei consulenti di parte, Paolo Milia per la difesa e Diego Primavera per le parti civili.

La sentenza aveva riconosciuto la professionista colpevole aver curato pazienti affetti da tumore con metodologie alternative – ultrasuoni, radiofrequenze e rivitalizzazioni del sangue – che avrebbero ridotto l’aspettativa di vita dei malati e accelerato la loro morte.

Perito e consulenti torneranno a riunirsi il 22 aprile per un confronto, ma le loro relazioni saranno portate in aula davanti alla Corte d’assise d’appello nell’udienza già fissata per il 24 maggio. Dall’incontro tra i professionisti del 22 aprile si potrà già capire l’orientamento del perito della Corte. Se fosse accertata l’incapacità di intendere e di volere, in tutto o in parte, dell’imputata cambierebbe il verdetto: nel primo caso si andrebbe verso l’assoluzione, nel secondo potrebbe essere condannata a una pena più mite.

I familiari dei pazienti si sono costituiti parte civile con gli avvocati Rita Dedola, che rappresenta la vedova dell’unica persona la cui morte è stata attribuita alla dottoressa nel processo di primo grado, Mauro Massa e Gianfranco Sollai.

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