Vaghi di una collana con pendente a forma di cuore: l’antico tesoro di Sos Muros a Buddusò

Salvatore

Vaghi di una collana con pendente a forma di cuore: l’antico tesoro di Sos Muros a Buddusò

domenica 17 Luglio 2022 - 09:23
Vaghi di una collana con pendente a forma di cuore: l’antico tesoro di Sos Muros a Buddusò

Uno dei vaghi di collana rinvenuto a Buddusò

Il sindaco di Buddusò Massimo Satta: “ Buddusò può raccontare ancora tanto sulla vita nuragica, cercheremo di supportare gli scavi. Sos Muros nasconde tesori inestimabili”

Si tratta di una straordinaria scoperta quella dei vaghi di collana e del pendente a forma di cuore scoperti nell’area nel complesso di epoca nuragica di Sos Muros, nel territorio di Buddusò. Un insediamento con tempio a pozzo databile tra la fine dell’età del bronzo e l’inizio dell’età del ferro, che durante gli ultimi tre anni di scavi, ha dato alla luce un tesoro inestimabile. Inestimabile perché potrebbe restituire una fotografia dei traffici commerciali all’interno e fuori dall’isola attraverso in quella che era per i nuragici la più grande autostrada naturale: il Tirso.

E grazie a questi ritrovamenti, ricostruire un pezzo di storia dell’isola, appare ancora più interessante: l’Università di Sassari, dopo aver preso in custodia i reperti, provvederà ad analizzare non solo i materiali che compongono i reperti ma anche la terra che li protegge.

Sos Muros a Buddusò

Sos Muros a Buddusò

A chi appartenevano i vaghi di collana? Con quali materiali sono stati costruiti e da dove provengono? Sono domande alle quali presto potremmo avere risposte. Intanto, grazie alle preziose informazioni che arrivano direttamente dagli archeologi che hanno seguito gli scavi, la dott.ssa Giovanna Fundoni e la prof.ssa Anna Depalmas (che detengono la direzione scientifica) , con la collaborazione del dott. Matteo Pischedda, sappiamo che i vaghi sono stati trovati nell’atrio del pozzo, che sono stati realizzati con pasta di vetro, ambra o cristallo di rocca, di forme e colori differenti, e che tra questi spicca un pendente a forma di cuore di cristallo di rocca, che trova un solo confronto nell’isola nel vicino santuario di Romanzesu-Bitti e fuori dalla Sardegna nell’Egeo e nel Mar Nero. Il ritrovamento di un pendente simile nel vicino sito di Romanzesu, che dista soli tre chilometri e mezzo da Sos Muros, dello stesso periodo storico, ci indica chiaramente che i due luoghi erano strettamente connessi, e che vi era probabilmente un forte legame di diversa natura tra i siti e anche tra le genti.

Scavi a Sos Muros di Buddusò

Scavi a Sos Muros di Buddusò

Questo sito sembra lontanissimo da tutto, ma le genti in antichità, al contrario, usavano le correnti del Tirso per costruire rapporti importanti che hanno dato modo agli abitanti di espandersi e crescere come comunità. Sappiamo anche che l’ambra non esisteva in Sardegna: è probabile dunque che questo materiale sia stato importato. Mentre i vaghi in pasta di vetro aprono numerosi scenari: dove sono stati prodotti? I confronti con alcuni ritrovamenti di altri popoli che trafficavano nel Mediterraneo sembrano rimandare a manufatti non sardi. Ma da quale terra provengono? Chissà quante vie del commercio ancora da scoprire e quanti legami con i popoli d’oltremare hanno costruito gli uomini nuragici della nostra isola.

Uno dei controlli che gli archeologi vogliono effettuare, appena possibile, è nel terrapieno dove sono stati trovati i vaghi. Analizzeranno alcuni campioni di terra per capire se è rimasto qualche frammento di filo di lino come quello ritrovato alla Prisgiona ad Arzachena, che metteva insieme i vaghi per comporre la “collana nuragica” .

Collane di questo tipo sono già note negli insediamenti cultuali nuragici, dove venivano deposte come offerte votive, ma il sito di Sos Muros vanta sicuramente il primato per il più alto numero, e varietà, di vaghi di collana finora rinvenuti in un unico contesto. Sarà possibile un’esposizione, ma è la Soprintendenza che farà le sue valutazioni a posteriori. Il progetto di ricerca, portato avanti dal dipartimento DUMAS dell’Università di Sassari, voluto fortemente e finanziato dal Comune di Buddusò, si svolge in regime di concessione ministeriale sotto la supervisione della Soprintendenza Archeologia Belle Arti e Paesaggio per le province di Sassari e Nuoro.

Il sindaco di Buddusò Massimo Satta: “ Per Buddusò si tratta di un’altra importante traccia del passato che testimonia le antiche origini del nostro paese. Questi scavi apportano conoscenze sulla nostra storia ma mirano anche alla valorizzazione del patrimonio archeologico locale che deve diventare risorsa turistica ed economica per il paese”.

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