“Le carceri sarde non sono utili alla società”: l’appello al ministro Cartabia

Salvatore

“Le carceri sarde non sono utili alla società”: l’appello al ministro Cartabia

mercoledì 29 Giugno 2022 - 18:48
“Le carceri sarde non sono utili alla società”: l’appello al ministro Cartabia

Nuoro, il carcere di Badu 'e carros (foto S.Novellu)

Il sistema penitenziario sardo non è utile alla società, non è in grado di svolgere il ruolo che la Costituzione gli ha assegnato“. Sono le prime parole della lettera consegnata al ministro della Giustizia Marta Cartabia, in occasione della sua visita in Sardegna, da Maria Grazia Caligaris, socia fondatrice di “Socialismo Diritti Riforme”.

La comunicazione è supportata da una lunga serie di dati. “In Sardegna non c’è un provveditore da 6 mesi – scrive Caligaris – ci sono 3 direttori stabili per 10 istituti (altri 2 sono a scavalco, uno arriva da Busto Arsizio; l’altra da Rebibbia), non ci sono vice direttori, i funzionari giuridici pedagogici sono insufficienti (38 su 54) e nella casa circondariale di Cagliari con una media di reclusi pari a circa 550/600 sono soltanto 5. Del tutto inadeguato il numero di agenti e comandanti, senza contare che gli amministrativi sono agli sgoccioli e un unico ragioniere deve curare diversi istituti”.

“Devo sottolineare – precisa inoltre Caligaris – che i detenuti sardi sono 1.000 e gli altri 1.000 provengono dalla Penisola. A Bancali 93 ristretti con il regime di massima sicurezza e poco meno di una decina a Nuoro. In Sardegna c’è un patrimonio paesaggistico-ambientale-culturale dato in prestito al ministero della Giustizia per le case di reclusione all’aperto di Isili, Mamone-Onanì e Is Arenas. Oltre 6000 ettari che, in teoria, sono destinati a ospitare e dare lavoro a 600 persone ma attualmente sono impiegati solo 230 detenuti, la maggioranza stranieri”.

La presenza femminile –  “Sono una trentina le donne o poco più. Private di tutto – denuncia l’esponente dell’associazione – Per loro non c’è formazione, non c’è lavoro di qualità, non c’è un futuro che possa aiutarle a ritrovare una strada sicura. La loro vita è segnata dalla rassegnazione e dalla prospettiva di ritornare a ciò che conoscono meglio: sopravvivere”.

Problemi mentali – “L’unica Rems (residenza per l’esecuzione delle misure di sicurezza) con 16 posti non basta ed è sempre occupata da detenuti di altre regioni. Nella casa circondariale di Cagliari, per esempio, ci sono 3 persone tra i 33 e i 50 anni, dichiarate incompatibili, costrette a restare dietro le sbarre perché non ci sono posti nella Rems e neppure una casa protetta. Non è accettabile – sottolinea Caligaris – trattenere malati psichiatrici e/o tossicodipendenti in un luogo che non può offrire interventi personalizzati”.

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