“Questo non puoi farlo… sei autistico!”. Quando tutto è visto come comportamento problema

Sonia

“Questo non puoi farlo… sei autistico!”. Quando tutto è visto come comportamento problema

venerdì 02 Luglio 2021 - 10:15
“Questo non puoi farlo… sei autistico!”. Quando tutto è visto come comportamento problema

Vivere da autistico in una società normocentrica

Una delle cose maggiormente tangibili nella vita di una persona autistica e nella vita dei suoi familiari è come la società ti vede. Ad esempio se un bambino o una bambina piange per un imposizione o un rimprovero, questo è percepito solo come un capriccio; quando a farlo è un bambino o una bambina autistica viene inquadrato subito come un comportamento problema. E la distinzione sarebbe corretta, se non fosse che viene in genere estesa a tutto, e così, ai bambini autistici è vietato comportarsi da bambini. Stessa cosa nelle scuole dove, di fronte al medesimo comportamento, gli insegnanti si spaventano solo se a metterlo in atto è il bambino autistico e di conseguenza adottano due pesi e due misure.

Niccolò Scarnato

Niccolò Scarnato

Ma perché avviene questo? Una risposta c’è e la fornisce Sigmund Freud nel suo libro Il perturbante. Nonostante non parli direttamente di spettro autistico, questo saggio spiega un dettaglio della psicologia umana da non sottovalutare e che può spiegarci il fenomeno sociologico sul quale ci stiamo interrogando oggi. Il perturbante è quella sorta di spaventoso che risale a quanto ci è noto da lungo tempo, a ciò che ci è familiare. Das Unheimliche è un aggettivo sostantivato della lingua tedesca  utilizzato da Freud per esprimere in ambito estetico una particolare attitudine del sentimento più generico della paura, che si sviluppa quando una cosa (o una persona, un’impressione, un fatto o una situazione) viene avvertita come familiare ed estranea allo stesso tempo cagionando generica angoscia unita ad una spiacevole sensazione di confusione ed estraneità.

Così, non esistendo (nonostante gli stereotipi inducano a pensare il contrario) una caratterizzazione fisica specifica delle persone autistiche, la gente tende a vedervi un aspetto familiare associato a qualcosa di non familiare. Ogni comportamento della persona autistica quindi, anche quelli conosciuti e attuati in prima persona, diventano imprevedibili nella psicologia delle persone che non conoscono l’Autismo. Quindi se mentre giocano un bambino dà uno spintone ad un altro  (anche se in maniera diseducata), se a darlo è un bambino autistico la paura dell’imprevedibile prende il sopravvento e il comportamento non sarà più socialmente accettato, come avverrebbe se a darlo fosse un bambino non autistico.

Ogni comportamento di una persona autistica, quindi, diventa una incognita riconducibile all’Autismo e le persone non considerano che su alcuni aspetti relativi al comportamento le persone autistiche non sono diverse mentre su altri aspetti che ignorano si. La condanna di tali comportamenti è anche enfatizzata dall’idea errata che ogni comportamento (ritenuto sbagliato dal solo punto di vista del neurotipico) della persona autistica sia dovuta al funzionamento autistico mentre spesso si tratta di risposte comportamentali ai comportamenti altrui e agli stimoli ambientali. Se ad esempio una persona manda in sovraccarico una persona autistica e questa ha un Meltdown (crisi) il comportamento disfunzionale dovrebbe essere intravisto nel comportamento della persona che causa la crisi, e non nella persona autistica.

Purtroppo il mondo ancora non è pronto a capire tutto questo. Viviamo come ho detto all’inizio in una società normocentrica, dove chi è diverso non può fare le stesse cose che fanno gli altri, per il pensiero collettivo errato che la diagnosi glielo impedirebbe. Ma speriamo in un futuro migliore e più cosapevole.

Niccolò Scarnato

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