Il 5,4% dei detenuti sardi frequenta corsi universitari

Sonia

Il 5,4% dei detenuti sardi frequenta corsi universitari

venerdì 22 Gennaio 2021 - 17:46
Il 5,4%  dei detenuti sardi frequenta corsi universitari

In Sardegna il 5,4% dei detenuti frequenta corsi universitari, contro l’1,4% registrato a livello nazionale. Il dato è emerso durante la tavola rotonda on line su università e recupero sociale organizzata dalla Facoltà di Studi umanistici per celebrare i 400 anni dell’Ateneo cagliaritano e seguita sui canali social da più di 200 persone. A rivelare i numeri è stato il Provveditore regionale dell’amministrazione penitenziaria, Maurizio Veneziano, che ha definito il fenomeno “fortemente significativo di un’azione ben condotta in questa regione con il supporto dell’amministrazione penitenziaria nazionale, che ha saputo creare una rete interistituzionale in grado di far salire questo dato a livelli così importanti. In Sardegna siamo capofila di una progettualità che sarà certamente seguita e avallata nel resto d’Italia”.

Dallo scorso anno l’Università di Cagliari ha attivato un Polo universitario penitenziario che garantisce la frequenza a corsi e seminari ai detenuti e alle detenute negli istituti di Uta e Massama che ne facciano richiesta. Un’attività che genera anche un indiretto risparmio di risorse: “Normalmente – ha aggiunto Veneziano – un detenuto costa allo Stato in media 300 euro al giorno. Tutto quello che spendiamo in cultura, istruzione, lavoro – elementi premianti del trattamento penitenziario che riducono la recidiva una volta terminata la pena – va a formare un grande valore economico”. Il riferimento è all’attività svolta dai Poli Universitari Penitenziari, istituiti dal 2018 in tutta Italia e operativi anche in Sardegna: “Abbiamo iniziato in una ventina di atenei – ha detto Franco Prina, presidente Conferenza Nazionale dei Poli Universitari Penitenziari della Conferenza dei Rettori italiani – Oggi siamo 37 e copriamo regioni nuove, come Puglia e Sicilia, in cui stiamo attivando nuove convenzioni con i provveditorati. In totale l’anno scorso erano 920 i detenuti iscritti in università italiane che offrono questo servizio”. L’impegno dell’Università di Cagliari nelle carceri di Uta e Massama è stato testimoniato dal Rettore Maria Del Zompo: “L’unico ascensore sociale che funziona, l’unica realtà che può far cambiare di stato una persona è la cultura, la conoscenza”. “Negli anni scorsi gli studi scientifici dello staff della professoressa Cristina Cabras – ha aggiunto Gianfranco De Gesu, direttore Generale dei Detenuti e del Trattamento, Dipartimento Amministrazione Penitenziaria del Ministero della Giustizia – hanno dimostrato che quando i detenuti delle colonie penali sarde avevano la possibilità di acquisire competenze attraverso lo studio, il tasso di recidiva crollava”

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