I sardi sono meno suscettibili a infettarsi col SARS-CoV-2?

Sonia

I sardi sono meno suscettibili a infettarsi col SARS-CoV-2?

martedì 24 Novembre 2020 - 10:29

Bassa mortalità che si attesta sul 2%, ovvero la metà rispetto alla media nazionale e un indice Rt tra i più bassi di Italia ma anche la positività agli anticorpi anti-SARS-CoV-2 nella popolazione sarda, pari allo 0.3% (dati ISTAT) hanno posto la Sardegna al centro di uno studio volto a capire quei fattori clinici e immunogenetici  potrebbero spiegare la bassa incidenza di infezione di SARS-CoV-2 e di quadri clinici gravi e mortali del COVID-19 nella nostra Isola.

Certo è stato importante adottare le misure di contrasto al virus come la chiusura repentina dei porti e degli aeroporti dal 9 aprile al 15 giugno, le misure di distanziamento sociale, l’uso delle mascherine e tutte le altre strategie messe in atto ma i ricercatori si sono chiesti  se esistevano anche fattori biologici che hanno determinato una riduzione dei contagi e di conseguenza della trasmissione del virus, dato che è ormai dimostrato che la popolazione sarda, a seguito dell’insularità, presenta caratteristiche genetiche omogenee e peculiari.

Il progetto di ricerca, denominato CORIMUN, è stato coordinato da Roberto Littera, immunogenetista, da Marcello Campagna, docente di Medicina del Lavoro, da Andrea Perra, docente di Patologia Generale e da Luchino Chessa, docente di Medicina Interna, afferenti all’Università degli Studi di Cagliari, con l’importante contributo di Silvia Deidda e Goffredo Angioni, rispettivamente pneumologa e infettivologo dell’Ospedale SS. Trinità.

Lo studio, pubblicato sulla prestigiosa rivista Frontiers in Immunology (DOI: 10.3389/fimmu.2020.605688), ha preso in considerazione persone infettate dal SARS-CoV-2, di cui oltre il 20 % con malattia polmonare medio-severa ed il restante asintomatico o pauci-sintomatico. Il gruppo dei pazienti è stato confrontato con un gruppo di controllo di individui sani.

Gli studi di immunogenetica si sono concentrati sull’analisi del Sistema HLA (Human Leukocite Antigen), alla base della produzione di molecole fondamentali nella regolazione del sistema immunitario verso le infezioni e i tumori.

Dal lavoro è emerso un dato molto interessante, che concorre a giustificare la scarsa circolazione del virus: nella popolazione degli individui infettati è assente un particolare assetto genetico caratteristico della popolazione sarda, una sequenza ancestrale di geni denominata aplotipo esteso HLA-A*02, B*58, C*07, DR*03, che risulta quindi protettivo nei confronti dell’infezione.

In altre parole, le persone che presentano “l’aplotipo esteso” caratteristico della popolazione sarda sembrerebbero non ammalarsi di COVID-19.

Tra le altre caratteristiche studiate, è risultato avere un effetto protettivo il fatto di essere portatori di beta-talassemia (gene mutato che determina la talassemia o anemia mediterranea) e aver effettuato la vaccinazione influenzale nella passata stagione.

Ma lo studio ha anche evidenziato una serie di fattori importanti nel caratterizzare una malattia più severa nei pazienti infettati da SARS-CoV-2, quali: la presenza di un allele HLA, denominato HLA-DRB1*08, la carenza dell’enzima G6PDH, che determina il favismo, e come conseguenza di quanto detto sopra, non essere portatori di beta-talassemia e non aver effettuato la vaccinazione influenzale nella passata stagione.

Il lavoro, svolto in collaborazione con l’Associazione per l’Avanzamento della Ricerca sui Trapianti AART-ODV e con il contributo della Fondazione di Sardegna, è solo all’inizio, ma mette in luce alcuni aspetti importantissimi per le scelte future di politica sanitaria, quali l’importanza della vaccinazione anti-influenzale, che si dimostra essere un’arma nella lotta contro il nuovo coronavirus e di conseguenza deve essere fortemente raccomandata.

Naturalmente, questo non ci deve esimere dal dover adottare le precauzioni utili ad evitare il contagio, quali l’uso della mascherina, il distanziamento sociale ed il lavaggio delle mani, per proteggere noi stessi e soprattutto le persone più fragili.

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