Coronavirus. La testimonianza: Monia Ledda la postina che sorride e rassicura gli utenti

Sonia

Coronavirus. La testimonianza: Monia Ledda la postina che sorride e rassicura gli utenti

giovedì 16 Aprile 2020 - 14:40
Coronavirus. La testimonianza: Monia Ledda la postina che sorride e rassicura gli utenti

La postina Monia Ledda

Monia Ledda, 47 anni, nuorese, due figli di 12 e 6 anni, lavora in Poste Italiane da circa dieci anni tra Gavoi e Lodine: “una postina di montagna!” Questo è un periodo molto particolare, in cui si va a lavoro con la motivazione di sempre, anche se un po’ di timore c’è.

Ecco la sua testimonianza.

«Non viviamo la situazione che c’è da altre parti, come in Lombardia, ma è normale avere un po’ di timore, sinceramente. Nel nostro lavoro utilizziamo i dispositivi di protezione (mascherina, guanti, ecc.) che l’azienda ci ha dato».

Cosa le manca della sua professione?

Manca un pò il contatto diretto con le persone, che è una parte importante del nostro lavoro, ma stiamo trovando comunque tanta collaborazione, sia nel rispetto delle distanze che nella nuova modalità  di recapito delle raccomandate. Alla fine del lavoro si torna a casa, con la speranza di stare bene, ed il giorno dopo si ricomincia. Però va bene! Cerchiamo di essere il più positivi possibili e di trasmettere questa positività  anche agli utenti, che hanno bisogno di essere rassicurati  in quanto manifestano preoccupazioni e ansia per i tempi che stiamo vivendo:  proviamo comunque a scambiare due chiacchiere, a fare due risate, anche via citofono, virtualmente, e a trasmettere serenità  “a distanza”, a tranquillizzarli.

Cosa le chiede la gente?

La gente mi chiede “ma come fai?”, “ma non hai paura?”, “perché non rimani a casa?” Rispondo che non posso, che è il mio lavoro, altrimenti chi consegna le lettere? Chi consegna le bollette? Alcuni, con ironia, rispondono che, per la consegna delle bollette, non c’è problema, “c’è tempo, non c’é fretta”… Gli utenti sono più premurosi nei nostri confronti, rispetto a prima dell’emergenza. Sono coscienti del fatto che stiamo facendo un lavoro importante, che non ci siamo mai fermati, che svolgiamo un ruolo importante. Non si incontra tanta gente in giro, giusto qualcuno nelle attività  commerciali aperte, ed anche quella è una piccola occasione di scambio, di incontro, per fare due chiacchiere. I paesi di montagna in cui lavoro, in generale in questo periodo, son un po’ più tristi. La vita qui di solito si vive anche per strada, la gente è abituata, più che in città  a scambiare due chiacchiere per strada, si conoscono tutti. E i bambini giocano per strada: che meraviglia. Fa strano sentire le voci dei bambini che ora, non potendo giocare fuori, lo fanno nei loro cortili interni. Fa un po’ di tristezza. Sono però molto contenta di poter lavorare e di essere tuttora a lavoro. Ho la possibilità  di uscire di casa, non sto rinchiusa, ed offro un servizio alle persone, porti qualcosa che loro stanno aspettando, dalla cartolina al giornalino della diocesi, che loro attendono ansiosamente, alla bolletta. Ci aspettano, aspettano di vederci per strada e, se un giorno non ci hanno visto, il giorno dopo ci chiedono come mai non siamo passati, se stiamo bene, se tutto è apposto. E magari ero solo in ferie. Ci aspettano. Ci ringraziano per il lavoro che facciamo, per il fatto che ci siamo sempre. Ci dicono grazie per la nostra presenza ed anche per il nostro sorriso, per la battuta che non manca mai. Adesso ancora di più.  Siamo un po’ parte del loro mondo, siamo una presenza rassicurante. Siamo una figura che entra nelle famiglie, loro si confidano con noi, ci dicono tante cose, e si fidano di noi, quindi c’è un rapporto di fiducia.

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Un commento  - mostra commenti

  1. #noncihovoglia 16 Aprile 2020 20:21

    Tutte le postine dovrebbero essere come lei: gentile e sempre sorridente. Una vera forza la nostra postina Haidi

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