Nuoro. Il calvario di Michela: “io paziente oncologica grave privata del diritto all’inabilità al lavoro e all’accompagnamento”

Sonia

Nuoro. Il calvario di Michela: “io paziente oncologica grave privata del diritto all’inabilità al lavoro e all’accompagnamento”

mercoledì 23 Ottobre 2019 - 11:47
Nuoro. Il calvario di Michela: “io paziente oncologica grave privata del diritto all’inabilità al lavoro e all’accompagnamento”

Michela Brotzu

Michela Brotzu ha 50 anni; una donna, una lavoratrice per tanti anni dietro il banco salumi dei supermarket. È il 1999 quando arriva una notizia che le fa franare il terreno sotto i piedi: scopre di avere un tumore alla tiroide.

Michela raccoglie le forze, non si fa abbattere e si opera a Cagliari; a due mesi dall’intervento affronta sei mesi di radioterapia a Nuoro e da quel momento si sottopone a controlli periodici, regolari.

Gli esiti non sono confortanti e dal 2001 al 2004 deve ricominciare le cure; dopo ancora controlli all’Ospedale Oncologico Busincu di Cagliari e l’anno successivo ripete, nuovamente la radioterapia.

La sua vita è ormai scandita dagli appuntamenti di controlli, analisi e cure; nel corso di uno di questi controlli, nel 2017 scopre di avere delle metastasi al torace, in gergo medico “linfoadenopatia mediastinica”. In Sardegna non si sentono di operarla e così, dopo avere preso contatto con l’Istituto Nazionale di Tumori, Michela vola a Milano, dove si sottopone ad un delicato quanto rischiosissimo intervento chirurgico al collo nell’ottobre 2017 che le ha provocato una importante lesione oculare.

Da maggio dello stesso anno  però la sua salute è fortemente compromessa e la donna non riesce più a lavorare, come invece ha fatto fino a quel momento, nonostante tutto e chiede l’aggravamento per malattia ottenendo l’inabilità al lavoro e la pensione anticipata.

L’intervento eseguito a Milano non è stato risolutivo: nel suo corpo sono ancora presenti cellule cancerogene e la lotta riprende, estenuante, nel marzo 2018 con un ciclo di chemioterapia a Cagliari. Si tratta di una cura sperimentale per i malati di tumore alla tiroide e Michela ogni mese si mette in viaggio per avere l’OK dall’ospedale Oncologico e effettuarla nella sua città.

«Sebbene io tragga beneficio da queste cure, gli effetti collaterali sono devastanti e hanno ripercussioni sulla mia quotidianità: la mia pelle ormai è talmente fine che sembra carta velina e non posso stare a lungo  in posizione eretta perché ho bruciore ai piedi»

È il 2019  dopo il mese di giugno quando si sottopone alla visita di controllo della Commissione Medica per la legge 104 a Nuoro che arriva la prima doccia fredda per la nostra concittadina.

«L’esito è visibile nella documentazione: mi è stata tolta l’inabilità lavorativa e l’accompagnamento. Mentre prendevo visione del verbale – ha dichiarato Michela Brotzu – con sconcerto mi sono accorta che vi comparivano una serie di nomi della Commissione, ma un solo medico ha effettuato la visita. Ho chiesto ed ottenuto di poterla rifare, il 10 settembre, ma l’esito è incredibilmente lo stesso e senza possibilità di revisione se non attraverso il ricorso Tribunale: non avrò più l’accompagnamento perché sarei in grado di lavorare, ma attualmente faccio ancora  la chemioterapia, non sono guarita: la mia battaglia da vent’anni è ancora in corso».

Michela Brotzu, attanagliata già da una vita di sofferenze, arriva a richiamare all’attenzione di tutti la sua situazione anche sui social. «Eventualmente per lavorare sarei costretta anche all’interruzione della Chemioterapia, ribadisco, le mie condizioni non me lo permettono».

Il “calvario di Michela” aspetta risposte chiare e urgenti dalle Istituzioni competenti, sperando che non sia l’ennesimo caso di Malasanità tutta italiana.

Sonia Meloni  e Fatima Becchere

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