Nuoro. Alle battute finali il processo del coach di pallamano. Il 30 maggio la sentenza

Sonia

Nuoro. Alle battute finali il processo del coach di pallamano. Il 30 maggio la sentenza

mercoledì 16 Maggio 2018 - 17:58
Nuoro. Alle battute finali il processo del coach di pallamano. Il 30 maggio la sentenza

Nuoro, uno scorcio del Tribunale (foto S.Novellu)

Sta giungendo alle battute finali  il processo a porte chiuse a Nuoro, iniziato nel gennaio 2015, che vede imputato il coach di pallamano Roberto Deiana, 47 anni, con l’accusa di abusi sessuali nei confronti di due sue ex atlete, minorenni all’epoca dei fatti che vanno dal 2011 al 2013.

Nell’udienza di oggi davanti al collegio presieduto da Giorgio Cannas – a latere Sara Perlo e Maria Usai – Deiana si è difeso parlando per tre ore e mezzo e ribattendo punto su punto all’accusa, rappresentata dal Pm Giorgio Bocciarelli.

L’allenatore ha risposto in particolare su alcune “avances pesanti” che avrebbe fatto, secondo l’accusa, in almeno due occasioni alle ragazze, una straniera e l’altra di Sassari, in un paio di trasferte, in entrambi i casi in stanze d’albergo.

«La mia ex giocatrice straniera si è vendicata denunciandomi perché l’ho allontanata dalla squadra – ha detto Deiana -. Ho dovuto perché non conduceva una vita sana: tornava la notte a casa a orari non consentiti, non partecipava a tutti gli allenamenti e non si limitava nel bere e nel fumare. Dopo averla più volte ripresa e non ottenendo nessun risultato, nel dicembre 2012 l’ho allontanata. Subito dopo, nel gennaio 2013, mi ha denunciato». Il coach ha poi risposto sugli altri due punti contestati dal Pm: l’audio registrato dalla giovane straniera il 22 dicembre 2012 nel campo scuola di Nuoro, in cui Deiana le dice: “mi piaci” e “sei molto bella”, e un altro dialogo avvenuto via chat su Facebook ritenuto “compromettente”. «Per quanto riguarda l’audio registrato – ha spiegato l’allenatore – era un bluff, ovvero dei complimenti che ho fatto alla ragazza per dimostrarle che era disposta a intrattenere relazioni con chiunque e questo non andava bene. Mentre la conversazione su Facebook non è mai avvenuta: ritengo che sia stata costruita artificiosamente dalla ragazza perché io lasciavo il cellulare a disposizione delle mie atlete, che spesso lo usavano per le loro chiamate». Quanto alla seconda denuncia della giovane sassarese, l’imputato ha chiarito: «è completamente falso ciò che ha detto, è stata manipolata dalla ragazza straniera». Si torna in aula in 30 maggio, probabile anche la sentenza.

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