Processo Monni-Masala: volano parole pesanti sull’episodio dell’Opel incendiata

Sonia

Processo Monni-Masala: volano parole pesanti sull’episodio dell’Opel incendiata

martedì 30 Gennaio 2018 - 13:51
Processo Monni-Masala: volano parole pesanti sull’episodio dell’Opel incendiata

Un momento del processo per il delitto Monni-Masala (foto Cronache Nuoresi)

Volano parole pesanti nell’udienza di oggi tra il PM Andrea Vacca, l’avvocato di parte civile Rinaldo Lai e gli avvocati della difesa di Alberto Cubeddu Patrizio Rovelli e Mattia Doneddu.

Al centro del dibattimento la ricostruzione della notte fra l’ 8 e  il 9 maggio 2015. Un episodio chiave in questo processo delicatissimo che in qualche modo ha inchiodato Alberto Cubeddu.

Il super teste Alessandro Taras, infatti, in due incidenti probatori avvenuti nel giugno 2016, rispettivamente nel tribunale per i minori di Sassari e in quello di Nuoro, nella sua deposizione riferì che quella notte, Cubeddu diede alle fiamme, nella piazzola lungo la strada statale 128 bis, a pochi chilometri da Pattada, l’auto di Stefano Masala.

Sempre secondo la deposizione di Taras, prima che avvenisse il rogo, lui e Cubeddu incrociarono una pattuglia dei Carabinieri.

Nell’udienza di oggi, sono stati sentiti i Carabinieri che in quelle ore prestarono effettivamente servizio sul territorio. Si tratta della pattuglia della Caserma di Ittireddu che nella tarda serata fu impegnata nei rilievi di un incidente avvenuto lungo la 128 al bivio tra Oschiri e Buddusò: un automobilista, infatti, era finito contro una mandria di cinghiali.

L’intervento durò all’incirca 45 minuti ed è su questo punto che l’accusa e la difesa si sono scontrati ovvero sulla regolarità degli orari e la percorrenza fatta dai Carabinieri per arrivare sul luogo dell’incidente.

Secondo la difesa, infatti, che ha richiesto tutti i verbali dei Carabinieri, non coinciderebbe il lasso di tempo intercorso fra quando Cubeddu e Taras incrociarono la pattuglia e il successivo episodio dell’incendio dell’auto di Stefano. Anche perché sui verbali di quella notte vennero apportate delle correzioni a penna sugli orari degli interventi.

Il processo riprenderà il 6 febbraio con la deposizione di Pietro Paolo Pinna, già condannato per il duplice omicidio e attualmente incarcerato nella casa circondariale di Uta.

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