Nuoro. Sgominata banda dedita a truffe ed estorsioni: 21 indagati, sequestrati beni per 100mila euro

Salvatore

Nuoro. Sgominata banda dedita a truffe ed estorsioni: 21 indagati, sequestrati beni per 100mila euro

mercoledì 24 Gennaio 2018 - 10:29
Nuoro. Sgominata banda dedita a truffe ed estorsioni: 21 indagati, sequestrati beni per 100mila euro

Operazione dei Carabinieri "Matricola ER432"

Suicida un giovane nuorese vittima delle loro estorsioni, oltre 600 persone ricattate

Sono 21 gli indagati (di cui 2 in carcere, 14 ai domiciliari, 1 agli obblighi di dimora e 4 a piede libero) nell’ambito dell’operazione, denominata “matricola ER432″, portata a termine dai Carabinieri del Comando provinciale di Nuoro, in collaborazione con i Comandi provinciali di Torino, Vercelli e Catania. Alle prime luci dell’alba odierna, i militari hanno dato esecuzione a 21 misure di custodia cautelare emesse dal GIP del Tribunale di Nuoro, in piena condivisione con le risultanze investigative acquisite. Per tutti è stato disposto anche il sequestro conservativo di beni mobili o immobili per un corrispondente di 100 mila euro.

A finire in carcere, Simone Atzori, 40 anni di origine sarda, residente a Torino. Secondo gli inquirenti sarebbe lui il capo dell’associazione: avrebbe gestito direttamente i rapporti con le vittime.

Uno dei promotori sarebbe, invece, Francesco Reina, 31 anni, pluripregiudicato, originario di Catania e residente a Torino. Anche per lui si sono aperte le porte del carcere.

Gli arresti domiciliari sono scattati per: Marco Mannai, 25 anni di Livorno Ferraris, Cristian Pacella, 21 anni di Livorno Ferraris, Mario Puorro, 49 anni di Torino, Eugenio Brunelli, 39 anni di Villareggia, Maurizio Virusso, 43 anni di Catania, Bruno Pacinio, 31 anni di Torino, Gerardo Farabella, 22 anni di Bianzè, Annunziata Presicci, 24 anni di Volpiano, Patrizia Nicolella, 40 anni di Bianzè, Teresa di Marco, 32 anni di Torino, Sabina Garabello, 35 anni di Torino, Salvatore Braconaro, 22 anni di Torino, Ajljus Alijev, 21 anni residente a Torino, e Massimo Reina, 53 anni di Bianzè, per il quale è stato disposto anche l’obbligo di dimora.

Un momento della conferenza stampa dei Carabinieri

Un momento della conferenza stampa dei Carabinieri

Le indagini (coordinate dal Sostituto Procuratore di Nuoro Giorgio Bocciarelli) sono scattate nel 2017, in seguito al suicidio di un giovane nuorese. La morte, improvvisa e ingiustificata del proprio figlio, spinge i suoi anziani genitori a rivolgersi in via informale ai Carabinieri della Stazione del loro paese. Pur non formalizzando alcuna denuncia, la coppia chiede ai militari di fare luce sulle ragioni che potevano aver indotto il ragazzo a togliersi la vita.

Le ricerche dei Carabinieri di Nuoro, in via preliminare, si concentrano sull’analisi dei profili social del giovane, dove vengono notati alcuni annunci relativi a siti d’incontri.

Emerge, dunque, che il ragazzo, in attesa di essere assunto quale operatore socio-sanitario presso una struttura sanitaria, è stato ricattato da un sedicente ispettore della Polizia. L’uomo, paventando possibili ripercussioni per l’occasione lavorativa, chiede in più occasioni il pagamento di inverosimili contravvenzioni, legate a inesistenti violazioni connesse alla pubblicazione di annunci a sfondo sessuale sui siti internet. Il giovane, prima di togliersi la vita, verserà quasi 5 mila euro. La Procura della Repubblica, a carico del promotore dell’associazione, ipotizza l’accusa di morte come conseguenza di altro reato.

I militari dell’Arma, tracciando il movimento del denaro estorto e le comunicazioni informatiche tra la vittima e il suo aguzzino, riescono a risalire a Simone Atzori, ritenuto il personaggio principale dell’associazione radicata a Torino/Vercelli. Per lui la Procura della Repubblica ipotizza l’accusa di morte come conseguenza di altro reato. Accanto ad Atzori ci sarebbe il pluripregiudicato Francesco Reina, considerato dagli inquirenti il promotore della banda, composta da 21 elementi, ognuno dei quali con ruoli e compiti ben definiti.

Da Nuoro, il quadro ricostruito dai militari, racconta di estorsioni e truffe che interessano tutto il nord Italia.

Il modus operandi della banda consiste nel contattare gli inserzionisti dei più noti e utilizzati siti d’annunci commerciali e di incontri.

Attraverso la captazione dei profili social e l’acquisizione di informazioni personali degli stessi, la vittima viene contattata dal sedicente “Ispettore Gigliotti” e persuasa dell’esistenza a suo carico di una denuncia/querela, che avrebbe potuto ritorcersi sulla vita privata/lavorativa/professionale dell’inserzionista.

Il truffatore, che fa largo uso di terminologie in uso alle forze dell’ordine, una volta conquistata la fiducia della vittima, la informa della possibilità di poter archiviare l’inesistente azione penale con il pagamento di una di multa. Chi cade nella rete paga spesso tramite bonifici su carte ricaricabili ma, in caso di ingenti somme, che arrivano anche a 20 mila euro, le cifre richieste vengono corrisposte anche in contanti.

Il movimento del denaro sulle carte ricaricabili e sui conti correnti on line risulta essere vorticoso e frenetico. L’obiettivo è quello di far perdere le tracce dei pagamenti da parte delle vittime. Spesso il denaro viene immediatamente utilizzato per l’acquisto di piccole quantità di droga o auto di lusso, con tanto di messa in scena di finte auto civetta della Polizia e finti equipaggi. Un escamotage utile a simulare un’attività investigativa a carico della vittima e farsi consegnare denaro in contanti, allo scopo di pagare le inesistenti sanzioni.

In 4 mesi di intercettazioni e riscontri documentali, è stato possibile individuare un’imponente numero di vittime, circa 600 quelle contattate. In almeno 45 casi sono stati estorti uno o più pagamenti. Le vittime, una volta resesi disponibili al primo pagamento, venivano vessate da pressanti e reiterate richieste di denaro. In diversi casi il tempestivo intervento dei Carabinieri è stato risolutivo. Una giovane donna, alla quale la banda contesta un annuncio postato per la vendita di un cucciolo, è stata bloccata dai militari poco prima di effettuare il bonifico.

Non è possibile stimare quante siano state le vittime della banda, che si è avvalsa di innumerevoli utenze telefoniche, non direttamente riconducibili agli stessi esponenti.

L’operazione odierna è stata supportata da 150 militari dei Comandi provinciali dei carabinieri di Torino, Vercelli e Catania

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