Cibi sardi sulle tavole natalizie: 140mila famiglie isolane scelgono la tradizione

Sonia

Cibi sardi sulle tavole natalizie: 140mila famiglie isolane scelgono la tradizione

martedì 12 Dicembre 2017 - 11:08
Cibi sardi sulle tavole natalizie: 140mila famiglie isolane scelgono la tradizione

A Nuoro mangiano sardo 12 mila 476 nuclei familiari

Sull’isola sono 3 mila 623 i laboratori e le botteghe artigiane sarde dell’agroalimentare che nelle prossime festività, con acquisti diretti e on line, proporranno pane, pasta, dolci, vini, birre, carni, formaggi, pesce e conserve per soddisfare ogni tipo di richiesta e palato delle 140 mila famiglie isolane, che a Natale sceglieranno di mangiare prodotti nostrani.

A mettere nero su bianco di numeri è la Confartigianato Sardegna, che fa appello ai consumatori: «comprate prodotti sardi: sono tradizionali, genuini e sostengono l’economia delle piccole imprese artigiane e dei loro territori». Nella Provincia di Nuoro le imprese artigiane sono 721, mentre le famiglie che consumeranno a chilometro zero sono 12 mila 476.

«Sulle tavole e sotto l’albero, anche quest’anno, fate trovare i prodotti agroalimentari artigianali della Sardegna: sono tipici della nostra isola, buoni e soprattutto genuini. Ma attenzione che siano realmente realizzati nella nostra terra, con ingredienti semplici e naturali».

Con questa frase, Stefano Mameli, segretario di Confartigianato Imprese Sardegna, invita i consumatori a scegliere prodotti enogastronomici tradizionali e genuini, evitando l’acquisto di quelli di imitazione o di scarsa qualità.

«In un periodo come il Natale – evidenzia Mameli – anche se in un momento economicamente difficile, è importante affidarsi alla tradizione e alla qualità che possono garantire i nostri straordinari artigiani dell’alimentazione e della ristorazione. Anche un solo acquisto di questo genere è un piccolo valore che può contribuire a dare ulteriore forza a un comparto che è tra i pochi a resistere alla crisi, garantendo occupazione e lavoro a decine di migliaia di lavoratori sardi».

L’Associazione artigiana rilancia l’idea di un Natale all’insegna della tradizione e della genuinità alimentare isolana, ribadendo la necessità di marchi di qualità e disciplinari per le produzioni artigianali e ponendo l’accento sulla questione della
commercializzazione e dell’acquisto dei prodotti di imitazione o di qualità non eccelsa.

«Non è una novità che sul mercato vengano immessi in maniera sempre più preoccupante i cosiddetti “cibi-fotocopia” ma i consumatori, in questi ultimi anni, sono sicuramente più attenti nello scegliere gli alimenti tradizionali, anche se nei negozi cresce il panorama dei prodotti “simil-Sardegna”».

Secondo la recente indagine dell’Ufficio studi di Confartigianato, le famiglie che consumeranno prodotti tradizionali, staranno ben alla larga dall’ampio elenco di “sardinian fake food”, veri e propri “inganni culinari”, in cui prodotti di evidente importazione vengono spacciati come “originali sardi”. Tra questi i malloreddus, i maialetti olandesi, l’olio ottenuto da olive greche e tunisine, le salsicce “tipo sardo” confezionate in altre regioni d’Italia, le sebadas slovacche o il liquore di mirto ottenuto da bacche della Slovenia.

«Siamo certi che le panadas di Oschiri, il formaggio Greviera di Ozieri, l’aranzada di Nuoro, i culurgionis ogliastrini, la birra di Tertenia, il vino di Sorso, le tiliccas della Gallura, i mostaccioli di Oristano, il torrone di Tonara o l’olio di Gonnosfanadiga –
riprende Mameli – non temano confronti dal punto di vista qualitativo perché crediamo che il loro sapore, profumo e gusto non siano riproducibili artificiosamente».

Delle oltre 3 mila e 600 imprese attive nell’artigianato alimentare nella regione, secondo i dati dell’Osservatorio di Confartigianato Sardegna per le MPMI riportati nel dossier “Food economy e l’artigianato alimentare nell’Isola”, 1.427 sono pasticcerie, panifici e gelaterie, 1.648 sono attive nei servizi da asporto, 224 sono pastifici, 51 sono attive nella lavorazione e trasformazione della carne, 51 nel lattiero caseario, 43 nell’ambito delle spezie e condimenti, 41 nella produzione di oli e grassi vegetali e animali, 26 nella lavorazione e conservazione di frutta, ortaggi e pesce, 37 nell’ambito dei vini, birre e distillati vari, 33 nella lavorazione delle granaglie e altre 42 in altre produzioni, attività che nel primo semestre 2017 hanno esportato 86milioni di euro di valore, di cui 73 per i prodotti alimentari e 12 di bevande. A livello provinciale, a Cagliari ci sono 1.508 imprese, a Sassari-Gallura 1.107, a Nuoro 721 e a Oristano 287.

Negli ultimi dodici mesi (settembre 2016 – agosto 2017), a livello nazionale, le vendite all’estero di “Torte, pane con uva passa, panettoni, panettone di Natale, cornetti e altri prodotti dolci della panetteria, della pasticceria o della biscotteria”, compresi i dolci da ricorrenza, hanno registrato un incremento tendenziale del 5,8%, combinazione di una crescita del 5,0% sui mercati dell’Unione europea e dell’8,6% per i mercati extra Ue; tra i principali mercati aumenti a doppia cifra per Stati Uniti (+31,4%), Belgio (+24,2%), Polonia (+15,1%) e Svizzera (+13,9%).

Ormai le vendite di prodotti agroalimentari volano anche on line, nonostante il settore abbia enormi prospettive di crescita. Nel 2017, secondo l’analisi dell’Osservatorio eCommerce B2c, il mercato italiano online food&grocery vale 812 milioni di euro, +37% rispetto al 2016. Nonostante la crescita sia la più alta tra quelle registrate nei principali comparti merceologici online (tutti compresi tra +6% e +27%), questo incide solo per il 4% del mercato eCommerce B2c italiano, pari complessivamente a 23,1 miliardi di euro. Nel food&grocery la componente principale, in termini di valore degli acquisti, è rappresentata dall’Alimentare, con l’87% del comparto, per un valore di 708 milioni di euro, in crescita del +39% rispetto al 2016. Tra i prodotti più acquistati nell’alimentare, troviamo con il 54% i “secchi” (ossia confezionati, incluso il caffè), con il 31% i prodotti “freschi” (inclusi il cibo pronto e verdura/frutta), con il 9% le bevande alcoliche (birra, vino, distillati e liquori), con il 5% le bevande analcoliche (acqua, bibite e succhi) e con l’1% i prodotti surgelati.

«Infine è doveroso ricordare i 193 prodotti agroalimentari tradizionali che la Sardegna annovera insieme alle centinaia di imprese artigiane sarde che si dedicano alle produzioni a marchio garantito Dop, Igp e Stg – conclude Mameli – numeri che dimostrano quanto sia forte il collegamento della popolazione sarda con le sue tradizioni più profonde. Legame che si deve sempre più tradurre in un sistema integrato e sinergico tra prodotti di qualità, territorio e percorsi turistici enogastronomici».

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