Il dio Bacco sceglie Mamoiada: cento aziende per la capitale del vino sardo

Sonia

Il dio Bacco sceglie Mamoiada: cento aziende per la capitale del vino sardo

martedì 31 Ottobre 2017 - 12:13
Il dio Bacco sceglie Mamoiada: cento aziende per la capitale del vino sardo

Il riassunto della eno-economia da vigneto di Mamoiada è nei numeri dell’associazione “consorzio” Mamoja, che raccoglie gran parte dei produttori di vino del paese dei Mamuthones. Le cifre: circa 100 soci, in gran parte aziende familiari, che producono e mettono in botte per consumo interno. Ma ci sono anche le bottiglie con design e marchi. In quindici imbottigliano e fanno girare il vino di Mamoiada per la Sardegna, per l’Italia e per il mondo.

Ormai non c’è più manifestazione dove non ci sia una bottiglia di Mamoiada. Cantine di tutte le dimensioni: si parte da 500 bottiglie all’anno ma c’è chi arriva a quindicimila. Per non parlare dei big della produzione locale come Puggioni e Sedilesu, che viaggiano su altre cifre e che sono realtà consolidate nel panorama viticolo anche internazionale.

Ma il fenomeno che sta esplodendo è quello della piccola produzione di nicchia che si affaccia sul mercato. Un esempio è Vigne Muzanu, piccola azienda formata da moglie, marito e zio. Realtà partita da una vigna di un ettaro e mezzo, che ora produce 1.500 bottiglie. Con tanta voglia di andare avanti. Contatti in tutta Italia: nelle settimane scorse un colosso delle telecomunicazioni, con alcuni emissari, è stato ospitato per uno “spuntino” nelle campagne di Muzanu, che danno il nome all’azienda. Risultato? Un ordine per regalare ai dipendenti, per le feste, una bella bottiglia di vino.

«Sono rimasti molto soddisfatti – racconta Salvatore Mele, 38 anni, che con la moglie Fabiana Gungui e lo zio Emanuele Deiana manda avanti l’attività – sia della giornata trascorsa da noi, sia del vino. A Mamoiada il vino è quasi uno status symbol: tutti lo fanno. Con il consorzio e un unico marchio stiamo cercando di muoverci in maniera più organizzata. Approfittando del fatto che qui l’aria è decisamente cambiata: il turismo, trainato anche dalla cultura e dal Museo delle maschere, è una realtà con la quale stiamo facendo i conti. E tutto il paese, nei diversi settori dal settore ricettivo all’artigianato, dal pane e formaggio, dolci e marmellate si sta facendo trovare pronto. Il vino è e può continuare ad essere uno degli attrattori».

E si guarda sempre avanti. «Per il momento noi imbottigliamo fuori – evidenzia ancora Mele – ma stiamo allestendo una cantina per fare da soli. È bellissimo: garage e cantine rustiche in tutto il paese si stanno trasformando in piccole cantine. Noi? Vogliamo allargarci, ma mantenere una dimensione che ci consenta di fare tutto nei tempi e nei modi giusti, mantenendo la qualità e il contatto umano: puntiamo a 5/6000 bottiglie».

Perché lo spirito deve rimanere quello: «È un progetto nato a tavola durante le feste, mentre stavamo assaggiando il nostro vino. Ci siamo resi conto che non era affatto male, anzi. E da lì abbiamo iniziato, a piccoli passi». Verso un futuro pieno di soddisfazioni.

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