Centro di permanenza e rimpatrio migranti: si infiamma la polemica a Macomer

Sonia

Centro di permanenza e rimpatrio migranti: si infiamma la polemica a Macomer

martedì 24 Ottobre 2017 - 13:06
Centro di permanenza e rimpatrio migranti: si infiamma la polemica a Macomer

L'ingresso al carcere di Macomer

Parlano il sindaco, la minoranza e i No CPR

Interventi di adeguamento da portare a termine, data di apertura e numero degli arrivi restano ancora avvolti nel riserbo delle istituzioni. Su tutto solo un certezza: il Centro di permanenza e rimpatrio dei migranti di Macomer si farà e sarà ospitato nell’ex carcere.

Nonostante le perplessità sollevate dalla popolazione, dal comitato No CPR e da tutta l’opposizione in Consiglio comunale, la giunta Succu va avanti e attende di conoscere i dettagli. Il ministero dell’Interno non dovrebbe metterci molto, qualcosa di più chiaro si saprà forse nei prossimi giorni, quando i tecnici termineranno le verifiche sull’immobile chiuso da oltre due anni.

Intanto, nella città del Marghine monta la polemica e i residenti attendono un incontro pubblico chiarificatore, richiesto dalla minoranza e promesso dall’Amministrazione comunale. Tuttavia, al momento non ci sono le informazioni necessarie per poter parlare del CPR in modo esaustivo e il sindaco Onorato Succu prende tempo. L’assessore regionale agli Affari generali, Filippo Spanu, ha già dato la sua disponibilità per parlare con i cittadini, ma per ora tutto resta congelato.

Probabilmente arriverà prima il Consiglio comunale, che si concentrerà proprio sulla spinosa tematica. Per domani è attesa la riunione dei capigruppo, che si incontreranno alle 8 e 30 per stabilire la data dell’assemblea civica, prevista per i primi di novembre.

Si attende di capire se sarà possibile organizzare anche il referendum consultivo, sostenuto dalla minoranza e dal comitato No CPR. Lo Statuto comunale lo prevede, ma Macomer non ha mai emanato il regolamento ad hoc. Anche su questo fronte, dunque, nessuna certezza. I promotori sono convinti di avere i numeri utili per portare avanti la consultazione, ma prima è necessaria la volontà politica che approvi il regolamento referendario.

«Ci vogliono pochi minuti per approvare un regolamento – evidenzia il consigliere Ricardo Uda – le firme per chiedere il referendum non ci mancano. La popolazione è molto preoccupata per quanto sta accadendo e noi siamo certi che l’ex carcere di Macomer non sia il posto giusto per far nascere un Cpr. La legge parla chiaro, le strutture di questo tipo non possono stare all’interno dei centri abitati. Di fronte all’ex carcere ci sono case di civile abitazione e la normativa parla di immobili pubblici fuori le mura. Non è questo il caso».

Sulla stessa lunghezza d’onda anche il comitato No CPR, che prevede di superare abbondantemente le 500 firme necessarie per chiedere la consultazione referendaria. «La popolazione ha dimostrato ampiamente la sua contrarietà – sottolinea il portavoce Arturo Uleri – l’ex carcere di Macomer non ha neanche le mura di cinta e abbiamo paura per la nostra sicurezza. Dopo 45 giorni di permanenza, inoltre, gli ospiti del CPR possono lasciare la struttura e andarsene».

Argomentazioni sulle quali il sindaco Succu rassicura: «Gli ospiti del CPR saranno detenuti amministrativi e non potranno uscire, se non per questioni mediche. Scaduto il tempo di permanenza gli sarà dato il foglio di via per il rimpatrio. Il ministero dell’Interno, inoltre, ha già garantito il rafforzamento delle forze dell’ordine e ha dato precise garanzie sulla sicurezza dei cittadini».

Forti preoccupazioni sull’apertura del CPR a Macomer arrivano anche dell’associazione Socialismo diritti e Riforme. Secondo la presidente Maria Grazia Caligaris «le preoccupazioni dei cittadini macomeresi non sono infondate, le garanzie di sicurezza devono essere effettive e deve esserci la certezza che non accada nulla. Al momento non si sa neanche quante persone arriveranno nell’ex carcere».

L’ex carcere di Macomer è chiuso dal 2015 e può contenere un massimo di 45 detenuti. In periodi di sovraffollamento è arrivato a ospitare anche 80 persone.

«Ciò che sorprende – evidenzia Caligaris – è il fatto che la struttura sia stata chiusa due anni fa, con il trasferimento di tutti i detenuti e del personale interno, e ora venga riproposta con le stesse funzioni carcerarie. La questione resta irrisolta, ma noi vigileremo attentamente».

Detto altrimenti: se non c’erano le condizioni giuste prima perché dovrebbero esserci oggi?

In attesa di avere maggiori dettagli dal ministero dell’Interno e fissare l’incontro pubblico con la cittadinanza, per tranquillizzare la popolazione il sindaco Succu annuncia iniziative da portare avanti nelle scuole. «L’obiettivo – spiega il primo cittadino – è quello di far capire i vantaggi dell’accoglienza e dell’inclusione. Per quanto riguarda il CPR stiamo collaborando attivamente perché i rischi di disordine sociale sono minimi».

S.Fara

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