Nuoro. Procuravano le armi alla malavita organizzata barbaricina: sospesi gli infedeli dell’Esercito

Sonia

Nuoro. Procuravano le armi alla malavita organizzata barbaricina: sospesi gli infedeli dell’Esercito

mercoledì 29 Marzo 2017 - 16:40
Nuoro. Procuravano le armi alla malavita organizzata barbaricina: sospesi gli infedeli dell’Esercito

La conferenza stampa sul traffico di armi e droga ieri a Nuoro

L’Esercito ha “immediatamente attivato le procedure per la sospensione dal servizio” del sottufficiale e di un dipendente civile effettivi al Cerimant di Padova, arrestati ieri nell’ambito di un’inchiesta della Dda di Cagliari su una banda attiva tra la Sardegna e il nord Italia, specializzata nel traffico di droga, armi da guerra, rapine a portavalori e reati contro il patrimonio. Un’organizzazione che avrebbe anche puntato a trafugare a scopo di estorsione la salma di Enzo Ferrari dal cimitero di Modena (un progetto nel quale il militare e il dipendente civile della Difesa non risultano però coinvolti). Nei confronti dei due, l’Esercito – che “conferma la piena collaborazione con gli organi inquirenti” – svolgerà anche un’inchiesta interna “al fine di verificare le eventuali ulteriori responsabilità”. La Forza armata, in una nota, ribadisce la “totale intransigenza, tolleranza zero, nel perseguire tali comportamenti individuali che violano l’etica militare e non rispettano i principi e i valori su cui si fonda la nostra storica Istituzione, screditando tutto il personale militare e civile dell’Esercito che, invece, con profonda onestà e professionalità, dedizione e spirito di sacrificio, quotidianamente svolge il proprio dovere, in Italia e all’estero, anche a rischio della propria vita”. A capo della banda – di cui avrebbe fatto parte anche l’ex primula rossa del banditismo sardo, Graziano Mesina, attualmente in carcere – sarebbe stato Gianni Mereu, di Orgosolo, ma trapiantato nel parmense. Secondo l’accusa era lui, tramite un perito balistico e un armaiolo, che si approvvigionava di armi provenienti dal Cerimant grazie alla complicità del sottufficiale e dell’impiegato civile della Difesa arrestati. Le armi venivano utilizzate anche quale corrispettivo per il pagamento di partite di droga acquistate dalla ‘ndrangheta ed inviate per lo smercio in Sardegna.

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