Nuoro. Cane trascinato sull’asfalto fino alla morte: rinviata la messa in prova dell’imputato

Sonia

Nuoro. Cane trascinato sull’asfalto fino alla morte: rinviata la messa in prova dell’imputato

venerdì 24 Giugno 2016 - 18:07
Nuoro. Cane trascinato sull’asfalto fino alla morte: rinviata la messa in prova dell’imputato

Nuoro, uno scorcio del Tribunale (foto S.Novellu)

Il giudice vuole prima ascoltarlo. ENPA: non può lavorare in canile

Era atteso per questa mattina il pronunciamento del Tribunale di Nuoro sulla messa alla prova come volontario in un canile, chiesta dall’uomo accusato di avere ucciso nell’aprile del 2014 un meticcio trascinandolo con la propria auto sull’asfalto per diversi chilometri, ma l’udienza si è chiusa con un rinvio.

Il giudice Daniela Russo si è infatti riservata di decidere nel merito soltanto dopo aver sentito l’imputato nell’udienza fissata per il 25 ottobre prossimo.

Alla richiesta della difesa, avvocato Gianfraco Careddu, si sono opposti tanto la Procura quanto l’Ente nazionale protezione animali (ENPA), che nel procedimento è parte offesa e che, stante la gravità del reato commesso, ha da sempre espresso la più assoluta contrarietà verso la concessione di tale “beneficio”.

Se il giudice decidesse per la messa alla prova, la pena verrebbe sospesa e per l’uomo, Giuseppe Piredda, pastore 44enne di Irgoli, si aprirebbe la possibilità di scontare l’addebito facendo volontariato in un canile.

A sua discolpa, Piredda aveva detto che il cane era stato giustamente punito perchè infastidiva il suo gregge.

«Siamo mediamente soddisfatti dell’udienza di oggi – ha commentato l’avvocato Claudia Ricci dell’ENPA – Il giudice ha espresso l’esigenza di voler ascoltare personalmente l’imputato e intanto abbiamo incassato il parere negativo della Procura di Nuoro per l’istituto di messa alla prova, punto sui noi abbiamo fortemente insistito. Quello che ha commesso l’allevatore, infatti, è un reato feroce e la messa alla prova non è una pena adatta. Certamente non lo è così come richiesto dal suo legale – ha precisato la Ricci – dove l’imputato dovrebbe, per poche ore a settimana, lavorare a contatto con gli animali, che ha dimostrato di disprezzare, in un comune limitrofo. Finalmente ci si sta rendendo conto anche nelle aule dei tribunali che questi reati vanno perseguiti».

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