Gianluca Monni e Stefano Masala: tutti i dettagli di un crudele destino di morte

Sonia

Gianluca Monni e Stefano Masala: tutti i dettagli di un crudele destino di morte

mercoledì 25 Maggio 2016 - 17:01
Gianluca Monni e Stefano Masala: tutti i dettagli di un crudele destino di morte

La scena del delitto di Orune e un ritratto di Gianluca Monni

Con l’arresto dei presunti assassini emerge un dato inquietante: Stefano Masala sarebbe stato “usato” ed “eliminato” per coprire gli autori del delitto di Gianluca Monni

Stefano sarebbe stato ucciso e fatto sparire nel tentativo di incastrarlo addossandogli la responsabilità dell’omicidio di Gianluca Monni. Questa è l’agghiacciante verità emersa nel corso della conferenza stampa indetta stamattina dai Carabinieri per fornire i dettagli sull’arresto di Paolo Enrico Pinna e Alberto Cubeddu, ritenuti i responsabili della scomparsa di Stefano Masala e dell’omicidio dello studente Gianluca Monni.

La ricostruzione del movente dell’omicidio di Monni e Masala

L’ANTEFATTO: Stando alla ricostruzione fatta dalle Forze dell’ordine, il 13 Dicembre del 2014, durante i festeggiamenti per le Cortes Apertas a Orune, in una sala da ballo, Paolo Enrico Pinna avvicina e importuna la ragazza di Gianluca Monni. Ne nasce un alterco al termine del quale Pinna estrae una pistola e la punta contro Monni. Gli amici di Gianluca, accorsi in suo aiuto, malmenano Pinna sottraendogli l’arma. Stefano Masala, intanto, presente alla festa in compagnia Pinna, non prende parte alla rissa.

I presunti assassini: Enrico Paolo Pinna, Alberto CubedduI presunti assassini: Enrico Paolo Pinna, Alberto Cubeddu

I presunti assassini: Enrico Paolo Pinna, Alberto Cubeddu

Qualche giorno dopo Pinna ed il padre si recano a casa della famiglia Monni per chiarire la questione e in quell’occasione invitano Monni ad attivarsi per la restituzione della pistola.

L’EQUIVOCO: Dopo alcuni mesi di relativa calma, il 20 Aprile del 2015 si riaccende il livore nell’animo di Pinna: i componenti di un gruppo Whatsapp (di cui Pinna faceva parte) ricevono la poesia di un poeta improvvisatore di Orune. Pinna, erroneamente, interpreta il componimento poetico come denigratorio nei suoi confronti e della rissa di Cortes Apertas, quindi, sentendosi umiliato, inizia a pianificare la propria vendetta.

LA CREAZIONE DI UN ALIBI: L’obbiettivo di Pinna, oltre al desiderio di lavare l’offesa è quello di trovare un modo per garantirsi l’impunità. Inizia così a pianificare l’omicidio e, parallelamente, a costruirsi un’alibi. L’intenzione, dunque, è quella di uccidere Monni e far ricadere la colpa sul povero Stefano Masala, facilmente circuibile nonché presente la sera della rissa. Ricevuto il messaggio, a suo dire umiliante nella chat del gruppo, Pinna contatta, dunque, l’altro arrestato, il cugino Alberto Cubeddu al quale racconta l’accaduto.

LA PIANIFICAZIONE DEL DELITTO: I rapporti tra Pinna e lo scomparso Masala, intanto, si diradano gradualmente fino a interrompersi del tutto. Il 28 Aprile, però, Pinna riallaccia i rapporti contattando Masala il quale, nel frattempo, non ha più nemmeno il suo numero di cellulare. Nello stesso giorno, Pinna si attiva con Cubeddu per rendere efficiente una moto che sarà utilizzata nel post-omicidio di Monni. Secondo gli inquirenti i due fatti avvenuti nella stessa giornata sono “due chiari momenti di pianificazione del programma criminoso“. Ai primi di Maggio la moto viene testata risultando perfettamente funzionante e pronta all’uso.

La conferenza stampa per l'arresto dei presunti assassini di Gianluca Monni (foto Cronache Nuoresi)

Conferenza stampa per l’arresto dei presunti assassini di Monni e Masala (foto Cronache Nuoresi)

IL DUPLICE DELITTO: Il 7 Maggio scatta il piano degli assassini. Pinna attira con l’inganno Masala, facendogli credere di aver interceduto per lui con una ragazza per una relazione sentimentale. Pinna e Masala salgono insieme sulla Opel Corsa di quest’ultimo e procedono verso l’uscita di Nule. Alcuni testimoni vedono Pinna scendere dall’auto in prossimità di un terreno, raccogliere un involucro, risalire in macchina e l’auto ripartire.

Da quel momento Stefano Masala sparisce nel nulla. I Carabinieri sostengono di poter affermare, grazie alle intercettazioni, che Masala sia stato ucciso quella notte. Gli inquirenti precisano che al momento non è possibile ricostruire come Stefano sia stato ucciso e dove sia stato occultato il suo cadavere.

Alle 7.05 della mattina dell’8 Maggio, con la Opel Corsa rubata a Masala, Pinna e Cubeddu si recano a Orune e alla fermata dell’autobus di Corso Repubblica stroncano la giovane vita di Monni con tre colpi di fucile calibro 12.

Subito dopo si recano a Ozieri, nascondono la Opel rubata in un locale messo a disposizione da Cubeddu e, con la moto rimessa a nuovo, Pinna fa ritorno a Nule.

I luoghi del Delitto Monni

IL DEPISTAGGIO: Quella stessa notte, dopo aver compiuto diversi giri a vuoto a scopo di depistaggio, dirigendosi da Nule a Ozieri e in direzione Olbia per poi tornare indietro, i due abbandonano l’auto dandola  alle fiamme in località Osaspera, un agro di Pattada al km 42 della superstrada 129 bis. Alle 23.45 l’auto in fiamme viene notata da un passante che fa scattare l’allarme.

MASALA: UN CAPRO ESPIATORIO PERFETTO: Secondo la ricostruzione degli inquirenti, agli occhi degli assassini Stefano appare come il capro espiatorio perfetto per diversi motivi: era presente alla rissa del dicembre 2014 a Orune, fatto che può insinuare il sospetto di una sua vendetta per l’accaduto; la Opel Corsa, ripresa dalle telecamere di video sorveglianza del Comune e del Banco di Sardegna di Orune, attesta la sua presenza nel paese; la sua scomparsa, nelle intenzioni degli assassini, è riconducibile a una fuga dopo l’omicidio; infine il suo carattere mite, semplice e ingenuo lo rende un bersaglio facile e facilmente avvicinabile con una scusa qualsiasi (ad esempio l’appuntamento con una ragazza) senza troppe difficoltà.

LA CONCLUSIONE DELLE INDAGINI: È stato necessario un anno di indagini per trovare un filo conduttore tra due tragici eventi che potevano apparire non collegati l’uno dall’altro ma che si sono rivelati appartenenti ad un unico disegno criminoso la cui genesi è da ricondurre a quella futile rissa di Orune nel Dicembre del 2014.

Antonio Cadoni

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