Confartigianato: nell’Isola chiudono due imprese artigiane al giorno

Sonia

Confartigianato: nell’Isola chiudono due imprese artigiane al giorno

giovedì 04 Febbraio 2016 - 10:10
Confartigianato: nell’Isola chiudono due imprese artigiane al giorno

Il settore è in crisi, Folchetti: «siamo tornati a 17 anni fa»

L’artigianato sardo è in crisi: chiudono più di due imprese al giorno, ed il settore ormai viaggia sotto le 37mila imprese. Sono gli ultimi dati di Movimprese-Unioncamere.

«Siamo tornati al 1999 – avverte Maria Carmela Folchetti, presidente di Confartigianato imprese – gli artigiani vanno sostenuti, subito gli incentivi al comparto».

I numeri parlano chiaro. Sono 36.887 le imprese artigiane della Sardegna registrate al 31 dicembre scorso, 826 in meno (-2,2%) rispetto allo scorso anno e 6.131 in meno confrontando il boom artigiano del 2008. Il saldo è dato dalle 2.725 cancellazioni compensate, in parte, dalle 1.899 nuove iscrizioni. Un tuffo nel passato dato che per trovare una platea così “esigua” di imprese nel territorio bisogna tornare con le lancette al 1999, 17 anni fa.

«Siamo molto contenti – spiega Folchetti – che una parte delle imprese sarde cresca, come dimostrano i numeri, ma siamo assolutamente insoddisfatti e preoccupati per l’artigianato, che ha 74mila occupati e che rappresenta il 22% dell’attività produttiva isolana, i cui laboratori continuano a chiudere. Dove sono i tanto sbandierati segni di ripresa? Senza essere “cassandre”, è una situazione insostenibile e drammatica che denunciamo da tempo; è sotto gli occhi di tutti, e non si può far finta di non vedere».

Una precisazione sulle cifre, i dati diramati da Movimprese – spiega Confartigianato – sulla totalità delle imprese operanti in Sardegna nel 2015 (industria, commercio, agricoltura e artigianato), riportano un attivo di 1.517 imprese in più. In realtà le imprese effettive sono solo +200. Infatti 9.458 sono quelle “nate”, 9.258 quelle “cancellate” e ben 1.317 quelle “cancellate d’ufficio”, la cui cifra deve essere detratta dalle cancellate.

Secondo l’organizzazione non è stato disastro totale solo grazie alle imprese, come quelle dell’edilizia, dell’impiantistica e del resto della filiera casa, che hanno sfruttato il primo e secondo “Piano Casa” e il “bonus ristrutturazioni ed energetico”.

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