La “Madre dell’ucciso” non vinse mai alla Biennale di Venezia? Ma lo si sapeva già dal 1999

Sonia

La “Madre dell’ucciso” non vinse mai alla Biennale di Venezia? Ma lo si sapeva già dal 1999

martedì 02 Febbraio 2016 - 14:58
La “Madre dell’ucciso” non vinse mai alla Biennale di Venezia? Ma lo si sapeva già dal 1999

Un'immagine d'epoca della Madre dell'ucciso di Francesco Ciusa

Nonostante ciò, la targa apposta sulla casa natale dello scultore riporta l’attribuzione del premio che il grande artista non ottenne mai

L’inedita storia del tragico fatto di sangue accaduto nel 1897, che rimase fisso nella mente del giovane Francesco Ciusa, e che anni dopo che ispirò l’artista per creare il suo capolavoro. Fu Elena Selloni la donna che posò come modella per lo scultore.

Ma tra le lapidi nuoresi sbagliate, spunta anche quella apposta sulla casa natale di Attilio Deffenu nel Corso Garibaldi

La Biennale di Venezia, 1895-1995

La Biennale di Venezia, 1895-1995

Nel giornalismo, la comprensibile voglia di fare il tanto atteso scoop, dovrebbe indurre a più accurate ricerche prima che la notizia sia pubblicata.

È di qualche giorno fa “lo scoop” apparso a grandi caratteri sulla stampa, dove si fa presente che sarebbe il caso di correggere la targa apposta sulla casa natale del grande scultore Francesco Ciusa sita in via Chironi, in quanto dopo «accurati studi – scrive l’articolista – fatti in occasione della mostra, anche negli articoli della biennale [di Venezia – ndr.], non risulta – riporta testualmente l’articolo pubblicato sulla stampa – gli sia stato assegnato un premio ufficiale».

A onor del vero, l’articolo pubblicato, non è stato il classico “fulmine a ciel sereno”, in quanto è risaputo dal lontano 1999 (e pubblicato dallo scrivente il 10 aprile 1999) che già da allora, “dopo accurati studi”, risultava che la famosa statua “La madre dell’ucciso” dello scultore nuorese Francesco Ciusa nel 1907, non avesse vinto il Premio Internazionale per la scultura (come riporta la targa apposta sulla casa natale dell’artista).

Per la precisione, l’articolo riportava anche i nomi dei vincitori (per la categoria scultori) di quell’anno, che erano Jules Legae (belga) e Jean August Dampt (francese).

Tutto questo non vuole certo sminuire il grandissimo merito dello scultore nuorese, che a detta dei critici quel 1907 a Venezia ottenne un grande successo, quasi un trionfo, ma riportare il fatto alle giuste dimensioni.

L'articolo pubblicato sulla Nuova il 10/04/1999

L’articolo pubblicato sulla Nuova Sardegna il 10/04/1999

Il successo ottenuto da Francesco Ciusa a Venezia fu grande, tanto da portare Luigi Locatelli a definire l’artista nuorese su Il Secolo «astro dell’arte italiana», mentre il grande critico d’arte Ugo Ojetti sul Corriere della sera riferendosi alla “Madre dell’ucciso” la definì «la più importante rivelazione della mostra», e Eduardo Ximenez, critico ufficiale della mostra non esitò a definire l’opera «la più bella e ammirata scultura della mostra veneziana».

Ma le ricerche nuoresi sullo scultore e sulla storia della sua celebre statua sono andati oltre.

È dell’11 giugno del 2013, la notizia pubblicata da Gianfranco Conti, appassionato ricercatore e cultore di storia nuorese, che dopo minuzioso studio è riuscito a ricostruire la storia che ispirò Francesco Ciusa per creare la sua “Madre dell’ucciso”.

Conti  è inoltre riuscito a dare un nome a quella donna rappresentata seduta, che muta e pietrificata nel suo dolore rappresenta il dramma di tutto un popolo.

Dalla ricerca risulta che a ispirare l’artista fu la tragica morte di un giovane nuorese, Mauro Manca – Puxeddu, ucciso nel 1897 dalla banda sanguinaria formata dal bandito Lovicu e i fratelli Sanna – Serra.

Ma fu particolarmente il ricordo straziante di Grazia Puxeddu (1835 – 1905), madre del giovane ucciso, chiusa nel suo muto dolore che restò fisso nella mente dello scultore che memore di quel tragico fatto, lo volle eternare nella sua opera.

E fu nel ricordo di quel tragico fatto, che il giovane artista allora ventitreenne, qualche anno dopo si mise al lavoro per creare quello che poi sarebbe stato il suo capolavoro.

Egli si mise a lavorare sull’opera nel 1906, ma essendo nel frattempo venuta a mancare Grazia  Puxeddu, Ciusa prese come modella un’anziana donna nuorese, Elena Selloni, madre della moglie di Domenico, fratello dello scultore.

La lapide sulla facciata di Casa Deffenu (foto S.Novellu)

La lapide sulla facciata di Casa Deffenu (foto S.Novellu)

Ritornando al discorso sulle targhe cittadine tutto questo dovrebbe portare i responsabili a far correggere la targa in questione sul mancato riconoscimento veneziano (non si capisce perché non si sia provveduto prima, dal momento che la notizia del non premio risale a quasi diciassette anni fa), ma anche a rimuovere o correggere altre insegne e lapidi cittadine errate.

La facciata di Casa Deffenu (foto S.Novellu)

La facciata di Casa Deffenu (foto S.Novellu)

Dopo la non certo bella figura fatta dai responsabili della sistemazione delle targhe stradali cittadine in limba (dove qualche turista di passaggio per Nuoro, si sarà chiesto se almeno i nuoresi sappiano se piazza  si scriva pratta o pratza – visto che indifferentemente è riportato in ambe versioni), ci sarebbe da mettere mano a una lapide che riguarda un altro illustre nuorese: Attilio Deffenu.

Durante il ventennio fascista, venne infatti apposta la lapide nella casa natale dello scrittore, al nr. 35 di Corso Garibaldi, in suo  ricordo, poichè morto eroicamente nel 1918 durante la Grande Guerra.

La lapide, sul cui lato destro è posto un busto marmoreo dell’eroe scolpito da Francesco Ciusa, reca in alto la scritta: “In questa casa nacque Attilio Deffenu…” Da una ricerca effettuata presso gli archivi dell’anagrafe comunale, risulta però che il giorno 29 dicembre del 1890, Giuseppe Deffenu, negoziante di 30 anni , dichiarava la nascita del figlio Attilio Innocenzo, avvenuta il giorno  precedente ossia il 28 nell’abitazione  in piazza San Giovanni.

C’è da aggiungere, che nell’attuale casa Deffenu di Corso Garibaldi la famiglia vi andò ad abitare in seguito alla nascita di Attilio.

L'atto di nascita di Attilio Deffenu

L’atto di nascita di Attilio Deffenu

Per logica di conseguenza la lapide dovrebbe riportare la scritta “visse Attilio Deffenu”, anziché “nacque Attilio Deffenu”. Il “giallo” della scritta errata, potrebbe essere spiegato come un’operazione di “immagine”.

La lapide con il busto scolpito dall’artista Ciusa, venne, infatti, voluta dal dott. Luigi Deffenu, fratello di Attilio, al periodo alto gerarca fascista, che per motivi di “marketing” evidentemente decise la messa in opera della lapide nel Corso Garibaldi dove il fratello visse, anziché nella vecchia casa di Piazza San Giovanni, al momento probabilmente ridotta a un rudere o già demolita.

Michele Pintore

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Un commento  - mostra commenti

  1. Rimane da spiegare chi ha messo in giro la voce del premio. Nel libro “In Sardegna” del 1915 Vittorio Alinari scrive che ha
    conosciuto Ciusa a Cagliari “che ad una recente esposizione a Firenze, inviò una figura di giovane nudo, giacente, la quale si ebbe, a ragione, la massima onorificenza, ed a Venezia, nel 1907, un’altra statua «la madre dell’ucciso» che oltre a un premio ebbe l’onore dell’acquisto da parte del Governo.”

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