Ville, terreni, un albergo… la Guardia di Finanza sequestra beni per 4,5 milioni di euro a evasore seriale di Tortolì

Sonia

Ville, terreni, un albergo… la Guardia di Finanza sequestra beni per 4,5 milioni di euro a evasore seriale di Tortolì

giovedì 18 Giugno 2015 - 08:12
Ville, terreni, un albergo… la Guardia di Finanza sequestra beni per 4,5 milioni di euro a evasore seriale di Tortolì

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Il debito accumulato col fisco ammonta a 26 milioni di euro. Il provvedimento adottato è utilizzato nella lotta alla mafia

Al termine di complesse indagini, coordinate e dirette dalla Procura della Repubblica di Lanusei, gli uomini della Guardia di Finanza della Tenenza di Arbatax hanno eseguito un decreto di sequestro – emesso dal Tribunale di Lanusei in applicazione di una misura di prevenzione patrimoniale – nei confronti di un evasore fiscale “seriale”, ritenuto “persona socialmente pericolosa”.

M.P. (queste le iniziali dell’evasore di Tortolì, tra l’altro recentemente finito agli arresti nell’ambito dell’operazione “Dirty Oil, per bancarotta fraudolenta) per quanto risultasse ufficialmente nulla tenente, aveva illegalmente accumulato un patrimonio da quattro milioni e mezzo di euro, ora, interamente posto sotto sequestro dai Finanzieri. Si tratta di dieci immobili ad uso abitativo (alcuni in zone rinomate della Sardegna come, ad esempio, Olbia – frazione di Murta Maria – e Arbatax, nella baia di Porto Frailis), un albergo a Tortolì, un terreno di 1.200 mq (situato in zona San Gemiliano di Tortolì), quattordici autoveicoli, le quote di cinque società di capitali e numerosi conti correnti e libretti di deposito. Un vero e proprio “tesoro”, frutto dell’evasione fiscale sistematica e seriale, realizzata in oltre un ventennio di illecita attività.

Nel proprio curriculum criminale l’uomo vanta tre diverse bancarotte fraudolente e numerosissime denunce per reati tributari e per reati comuni (abuso edilizio, appropriazione indebita, truffe assicurative, lesioni, simulazioni di reato e falsa testimonianza).

Dagli anni ’90 ad oggi M.P. non si era mai fermato: anche dopo le dichiarazioni di fallimento, aveva continuato a delinquere attraverso società, da lui direttamente amministrate ma di fatto formalmente intestate ai propri familiari (alla moglie – anche lei destinataria della misura di prevenzione – alla madre o al padre).

Proprio in queste società, gestite da “prestanome”, erano confluiti tutti quei beni – mobili e immobili – acquistati nel tempo con le somme evase al fisco. E parliamo di cifre esorbitanti. Il debito verso l’erario delle società attraverso le quali M.P. ha operato supera, infatti, i 26 milioni di euro.

L’opera di ricostruzione eseguita dalla Finanza – denominata “Operazione Affari di Famiglia” – ha permesso di delineare la condotta di vita del soggetto, raccogliere informazioni sugli illeciti compiuti nel tempo (da cui erano scaturiti numerosi procedimenti penali, molti dei quali archiviati per prescrizione) e accertare, infine, la disponibilità indiretta, in capo a M.P., di numerosi beni mobili ed immobili, acquisendo le prove che lo stesso ne disponesse completamente, determinandone la destinazione e l’impiego. Avvalendosi dei metodi utilizzati per la lotta alle mafie, i finanzieri hanno dimostrato come il patrimonio dell’evasore fosse costituito da beni e disponibilità di provenienza illecita, in quanto sproporzionato rispetto ai redditi dichiarati (prossimi allo zero). Il Procuratore della Repubblica, sulla base degli elementi raccolti dalla G.d.F. di Arbatax ha così chiesto, al Tribunale di Lanusei l’applicazione delle misure di prevenzione patrimoniali, ottenendo il contestuale sequestro della totalità dei beni riconducibili a M.P., anche se intestati a “prestanome”. Beni che, da oggi, saranno gestiti da un amministratore giudiziario e, in caso di successiva confisca, potranno essere impiegati, ai fini sociali, dai Comuni interessati.

Il Tribunale di Lanusei, tra l’altro, dovrà decidere anche in merito all’adozione nei confronti dell’uomo della misura di prevenzione personale (la sorveglianza speciale di pubblica sicurezza), richiesta dal Procuratore, che ha ritenuto attuale la sua pericolosità sociale in quanto dedito abitualmente all’evasione fiscale e alla bancarotta e risultato vivere esclusivamente con i proventi delle attività delittuose.

Magistratura e Guardia di Finanza restituiscono, quindi, alla collettività dei contribuenti onesti un notevole patrimonio perché, alla fine, arriva sempre il momento di saldare il conto con la giustizia.

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