APAN: per lo Stato italiano esistono sequestrati di serie A e di serie B

Sonia

APAN: per lo Stato italiano esistono sequestrati di serie A e di serie B

lunedì 09 Febbraio 2015 - 11:58
APAN: per lo Stato italiano esistono sequestrati di serie A e di serie B

Il Direttore dell'APAN Sardegna Gianfranco Seddone (© foto Cronache-Nuoresi)

Il Direttore dell'APAN Sardegna Gianfranco Seddone (© foto Cronache-Nuoresi)

Il Direttore dell’APAN Sardegna Gianfranco Seddone (© foto Cronache-Nuoresi)

La legge Italiana non supporta le vittime dei sequestri nella ripresa della loro attività

Il direttore dell’APAN Sardegna (Associazione Piccole e medie Imprese) Gianfranco Seddone, dopo l’ingente riscatto pagato dallo Stato Italiano per liberazione delle due cooperanti italiane Greta e Vanessa, pone una serie di riflessioni evidenziando che per il Governo Centrale esistono ostaggi di serie A e ostaggi di serie B.

«La Sardegna ha vissuto con grande sofferenza, tristezza e lutti il fenomeno del banditismo» scrive il direttore.

«Il periodo che va dal 1971 al 1996 è stato caratterizzato da una serie di importanti sequestri (oltre 176 i rapimenti e il bottino accumulato dai sequestratori ammonterebbe a oltre 80 miliardi di lire) e dalla fuga degli imprenditori dalla nostra terra per la paura di essere vittime di questa piaga sociale. L’effetto fu che molte imprese fallirono poiché molti industriali oltre ad andarsene scelsero di non investire più i loro capitali nei nostri territori.

Anche per questo motivo, l’economia sarda andò a picco e ci fu un sostanziale aumento della disoccupazione; l’unico salvagente che garantì la sopravvivenza della Regione fu il Terziario».

Questi avventurieri della Prima Repubblica, con le loro azioni, contribuirono a mettere in crisi la piccola e media impresa regionale e con essa buona parte delle speranze di ridare lavoro a 270 mila disoccupati. Le aziende che sono state oggetto di tale fenomeno si sono indebitate con le banche e dovuro vendere i propri beni per racimolare parte della somma richiesta dai banditi.

«Molti imprenditori vittime dei sequestri, dopo essere scampati alle barbarie dei malviventi hanno abbandonato la Sardegna, hanno dovuto subire anche l’umiliazione del disinteresse dello Stato, che in materia si è limitato a promuovere il decreto legge 15/01/1991 n. 8 convertito con modifica nella legge 15/3/1991 n.82 sul sequestro temporaneo dei beni e il blocco delle operazioni bancarie.

Questo tipo di politica non contribuì certo a sconfiggere la piaga ma l’acuì: sono tanti i casi nei quali il rapito perse la vita o rischiò di perderla perché lo Stato non affrontò il problema in maniera efficace, ponendosi solo l’obiettivo che il sequestro non diventasse una forma di arricchimento» evidenzia Seddone.

Secondo l’APAN infatti, la strategia non poteva essere solo quella di applicare il blocco dei beni della famiglia del sequestrato: lo Stato, al termine della vicenda, avrebbe dovuto aiutare la vittima nella ripresa della propria attività andata in crisi, nella maggior parte dei casi, perché abbandonate per tutto il periodo del sequestro.

Un esempio concreto è quello di Giuseppe Vinci: per il suo rilascio la famiglia pagò un importo pari a 3 miliardi e 700 milioni; dopo la sua liberazione lo Stato, non solo è stato incapace di gestire l’emergenza ma ha continuato a infierire facendogli pagare le tasse sui soldi versati per il riscatto, per un importo di 1 miliardo e 750 milioni. Per la famiglia è stata la rovina.

«Hanno ragione, Anna Bulgari Calissoni, Giuseppe Vinci, Michelangelo Mundula e Gianni Murgia nel dire che per il Governo Centrale esistono ostaggi di seria A e ostaggi di serie B.

Cè chi viene aiutato e sostenuto e chi invece è abbandonato al proprio destino.

Lo Stato ha sempre pagato per le persone che vengono sequestrate all’Estero. L’ultimo riscatto pagato (si vocifera almeno 16 milioni di euro) è quello per Greta e Vanessa, versato dai servizi segreti.

In Sardegna, il riscatto invece viene consegnato da “emissari amici” che purtroppo, in tanti casi, vengono maltrattati picchiati e mettono a repentaglio la propria vita ma non basta, successivamente vengono processati e condannati dalla legge italiana per concorso nel sequestro.

Una vera ingiustizia e una grande ipocrisia da parte delle Istituzioni  e di chi ci governa».

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