Dai fondali marini al Museo Archeologico di Nuoro

Sonia

Dai fondali marini al Museo Archeologico di Nuoro

giovedì 20 Marzo 2014 - 17:00
Sandro Moncelsi con l'anfora donata (foto S. Meloni)

Sandro Moncelsi con l’anfora “donata” al Museo Archeologico (foto S. Meloni)

Quasi trent’anni per dare giusta collocazione a un antico reperto

Restituire un bene alla collettività significa arricchirne il patrimonio culturale e permettere a tutti di conoscere il nostro passato storico.

Sandro Moncelsi, nuorese, è il protagonista di una bella storia che vi raccontiamo: un mese fa ha consegnato al Museo Archeologico cittadino un’antica anfora che secondo in che mani fosse capitata, nessuno avrebbe potuto mai goderne e apprezzarne la bellezza ma, come tanti reperti archeologici del nostro territorio sarebbe finita, come in tanti casi, per arredare la casa di qualche ricco collezionata che l’avrebbe acquistata al mercato nero per cifre esorbitanti.

Sandro tiene a precisare che «i reperti antichi appartengono alla collettività e io ho fatto semplicemente il mio dovere di cittadino».

L’anfora, che pesa oltre 400 chili, è databile tra il periodo romano e quello medievale, solo gli esperti appena avranno modo di studiarla potranno definirne l’epoca giusta. Per ora si sa con certezza solo che può essere ammirata in tutta la sua bellezza presso il Museo Archeologico nuorese.

Il suo ritrovamento è ricco di fascino e mistero: «in un luglio di circa trent’anni fa – racconta Moncenlsi -, alcuni pescatori della Caletta, mentre praticavano la pesca a strascico per gamberi e scampi in mare aperto, in un fondale di 700 metri tra la Sardegna e la Sicilia, probabilmente fuori dalle acque territoriali, imbrigliarono l’anfora nella loro rete». Ovviamente si accorsero solo a fine pesca dell’oggetto che avevano catturato.

Il rapporto di amicizia che legava Sandro ai pescatori fece si che quest’ultimo si facesse carico dell’anfora: «dal momento in cui il prezioso reperto venne scaricato dall’imbarcazione – racconta – mi preoccupai immediatamente di denunciarne il ritrovamento alla Sovrintendenza per i Beni Culturali, la quale me ne nominò ufficialmente custode».

Moncelsi ha provveduto per tutto questo tempo a proteggere da sguardi indiscreti il prezioso reperto fino a quando non avesse trovato una giusta collocazione.

«Negli ultimi dieci anni ho cercato di restituirla al legittimo proprietario, lo Stato. Ho sollecitato diverse strutture pubbliche e museali affinché la prendessero in custodia ma nessuno, fino a ogg, sembrava manifestare interesse. Sembra quasi un controsenso che un cittadino trovi tanti ostacoli nel voler dare la giusta collocazione ad un bene di questo genere, eppure è così».

Finalmente nel 2013, dopo tanta attesa e inerzia da parte dei suoi interlocutori, cui si era appellato per dare una sede adeguata al reperto, conosce l’archeologo nuorese Demis Murgia a cui espone il problema e attraverso il direttore del Museo Archeologico di Nuoro Antonio Sanciu, dopo brevi trattative si giunge alla soluzione più opportuna.

Dal 25 febbraio 2014, l’anfora si trova al Museo Archeologico e adesso tutti, grazie al senso civico di un semplice cittadino possono godere della sua bellezza e antichità.

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